«Ed ecco che è arrivato il primo contagio». I dipendenti di Almaviva temevano da tempo di sentire una notizia del genere. Tra loro, tra i 2.800 lavoratori palermitani, una collega ha cominciato ad accusare sintomi sospetti che fanno pensare proprio al Coronavirus. La donna, impiegata nella sede di via Cordova, avrebbe tenuto un’aula formazione il 2 marzo, mentre appena tre giorni dopo avrebbe cominciato ad avvertire i primi sintomi, decidendo di non recarsi più a lavoro. In questo momento è ricoverata all’ospedale Cervello ed è stato effettuato il test del tampone, di cui si attende l’esito. Anche se alcuni suoi colleghi, un po’ per il panico, lo danno già per certo. Rimane, per adesso, solo un caso sospetto.
«Informiamo i colleghi che appena appresa la notizia abbiamo immediatamente inoltrato per iscritto una segnalazione alla Protezione civile e all’Asp di Palermo, con tutte le informazioni in nostro possesso, richiamando l’impossibilità di stabilire i contatti della lavoratrice con i colleghi in servizio sul sito di via Cordova e con i colleghi trasferiti da pochi giorni sul sito di via La Malfa – scrivono le Rsu Uilcom nella nota ufficiale diramata ai dipendenti -. L’azienda, dal canto suo, ha provveduto ad attivare il protocollo sanitario obbligatorio. La collega è assente dall’azienda dal 5 marzo ed è attualmente ricoverata in ospedale. Proveniva dal 119 e ha prestato un solo giorno di servizio al 1500, la mattina del 5 marzo».
«Abbiamo chiesto con forza all’azienda di provvedere immediatamente al blocco delle attività, alla sanificazione di tutti i locali e all’attivazione immediata dello smart working, nonché ad agevolare le verifiche sanitarie eventualmente richieste dall’Asp. L’azienda ci comunica di essere in attesa delle istruzioni sanitarie. Vi terremo più possibile aggiornati anche alla luce della nostra denuncia alla Protezione civile». Mentre tra i colleghi della donna cresce comprensibilmente il malcontento e lo scoramento. Anche perché chiedevano da tempo che l’azienda si adeguasse ad altri call center che, già nei giorni scorsi, avevano deciso di mandare a casa i dipendenti attivando la modalità dello smart working.
«Solo rabbia, ribrezzo e paura…aspettiamo che la signora azienda Almaviva Palermo decida di chiudere per salvaguardare noi e il resto della popolazione, dopo aver preso i giusti provvedimenti…aspettiamo i tamponi…», commenta un dipendente. «Ora che siamo nella merda chi ci aiuta?», domanda senza mezzo termini un altro collega. «Vergogna – si sfoga un altro ancora -, si sapeva che finiva così». Dal canto suo , l’azienda rassicura che ha oltre a una sanificazione urgente, «garantirà il costante aggiornamento delle informazioni mantenendo continuo contatto con le rappresentanze dei lavoratori, in base alle indicazioni ricevute dalle autorità sanitarie, confermando le decisioni già comunicate in ordine alla messa in sicurezza di tutte le persone impegnate in servizio e le modalità di lavoro, attraverso il remotizzazione con la collaborazione dei clienti, necessaria ad assicurare assoluti livelli di protezione».
Precisando, inoltre, che «in attesa di ricevere ulteriori informazioni da parte dell’autorità sanitaria locale, relativamente al presunto caso di Covid-19 presso il sito di Palermo via Cordova, tra le ore 23 del giorno 15 e le ore 6 del 16 marzo c.c., verrà eseguito sul sito Almaviva Contact di via Cordova un ulteriore intervento straordinario di disinfezione degli ambienti e degli strumenti di lavoro. Gli ambienti saranno dunque fruibili per lo svolgimento dell’attività lavorativa alle ore 7,00 del 16 marzo. I servizi operativi in orario notturno non subiranno variazioni».
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