Una vertenza contrassegnata dalla «totale assenza del governo» evidentemente «troppo occupato a parlare di licenziamenti». Non usa mezzi termini la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso che oggi ha incontrato i lavoratori Almaviva a Palermo. Una visita storica quella della leader del sindacato che si è confrontata con i dipendenti durante un‘assemblea straordinaria nella sede in via Marcellini. Al centro del confronto, la delicata vicenda dei 2500 esuberi già annunciati dall’azienda, ai quali se ne aggiungono altri 500 dopo la perdita della commessa Enel a dicembre. Un modo per dare una testimonianza concreta della vicinanza del sindacato ma anche per fare il punto della situazione e accendere i riflettori su una vicenda che, dopo i clamori iniziali e le promesse dell’esecutivo nazionale, sembra essere caduta nel dimenticatoio. Eppure, la vertenza Almaviva potenzialmente potrebbe trasformarsi in una nuova Termini Imerese siciliana. A novembre, infatti, dopo l’annuncio di centinaia di esuberi da parte dell’azienda, è scatta la mobilitazione per i dipendenti: cinquemila solo nel capoluogo siciliano e settemila nell’Isola.
Oltre allo spettro dei licenziamenti, a complicare ancora di più il quadro, il pasticcio dello stop dei contratti di solidarietà da parte dell’Inps. Un pericolo rientrato solo a fine dicembre, dopo un serrato confronto a Roma durante il quale è stato raggiunto l’accordo di solidarietà per l’intero gruppo che mette in sicurezza i dipendenti in maniera retroattiva da dicembre e per i primi cinque mesi del prossimo anno. Un episodio, l’ennesimo, che secondo la leader della Cgil sarebbe la «prova dell’assenza di scelte in difesa e di investimento dell’occupazione da parte del governo che evidentemente è solo occupato a parlare di licenziamenti». Una responsabilità che Camusso addebita anche alle grandi imprese e a chi continua a fare gare al massimo ribasso mettendo a rischio «la condizione dei lavoratori o cambiando in corse le regole degli ammortizzatori con il risultato che accordi anche da loro sottoscritti diventano inapplicabili». Un vertenza che secondo la leader della Cgil riguarda non solo il colosso italiano ma tutto il settore dove «le norme ci sono ma non vengono fatte applicare. Bisogna essere coscienti che in particolare nel Mezzogiorno – aggiunge – l’occupazione nei call center resta ancora l’unica possibilità che tanti giovani e tante persone hanno di trovare lavoro».
«Oggi iniziamo la nostra contrattazione da Almaviva – afferma il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo – che non è la nostra unica vertenza, ma è il paradigma di una condizione di precarietà diffusa, che a Palermo caratterizza sia le aziende private che quelle pubbliche. La riscrittura del diritto del lavoro è necessaria per liberare i lavoratori, sempre più prigionieri, come nel caso di Almaviva, di un sistema di appalti senza garanzie: basta che si perda una commessa nazionale e 500 persone perdono il posto». «La presenza della Camusso qui è un fatto senza precedenti – dicono Maurizio Rosso, segretario provinciale, e Massimiliano Fiduccia, a nome di Slc Cgil – un segnale molto importante che la confederazione dà alla vertenza, che la riporta a livello nazionale e richiama l’attenzione del governo». Tra i temi, anche la mancata applicazione della norma secondo cui i clienti devono sempre essere avvertiti del Paese in cui si trova l’operatore del call center con cui stanno parlando. «Come ha detto oggi pomeriggio Camusso, bisogna mantenere alta l’attenzione – conclude il sindacalista – anche l’ultima conquista come la clausola sociale non basta e, fondamentale, si devono impedire le gare al massimo ribasso soprattutto tra enti pubblici».
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