All’Ars una legge per celebrare «la famiglia tradizionale» Opposizioni critiche. Autore: «Oscurantismo al contrario»

Un ddl che celebra la «famiglia naturale», istituendo un’apposita giornata, e che impegna la Regione a farsi «promotrice di tutte le iniziative, durante il 15 settembre, volte a sensibilizzare sulla tematica e l’importanza della famiglia tradizionale nella nostra società». E cioè «nelle scuole, nei luoghi pubblici, nelle istituzioni e attraverso iniziative concordate con l’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro».

A proporlo, scatenando non poche polemiche, è il deputato regionale di Fratelli d’Italia, Antonio Catalfamo. «Non ha alcuna intenzione discriminatoria nei confronti delle altre forme di unioni affettive», si affretta a precisare. La proposta di legge è in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana, dove domani tornerà ad essere esaminata in commissione Affari istituzionali.

Si tratta di una proposta normativa condivisa anche «dai capigruppo di Diventerà Bellissima e Forza Italia, con il placet del deputato della Lega Tony Rizzotto». Secondo Catalfamo si tratta di «un tema che divide anche per partito preso, perché vede, noi pensiamo che sia giustissimo che il legislatore attraverso la legge Cirinnà abbia voluto regolare le altre forme di unioni affettive, ma quello della famiglia naturale è un termine e un tema caro anche alla Costituzione e che merita il riconoscimento di una giornata all’interno della quale si possa discutere delle politiche attive rivolte alla famiglia a valenza riproduttiva».

Tante le critiche al ddl, alle quali Catalfamo ribatte: «Purtroppo, e duole dirlo, c’è un oscurantismo al contrario: se qualche anno fa c’era un tabù attorno ai diritti degli omosessuali, oggi è difficile parlare di famiglia naturale senza essere tacciati di discriminazione». Tra i punti più contestati dal momento in cui il ddl è stato incardinato nella commissione di merito, c’è quello della promozione della «famiglia tradizionale» nelle scuole. 

«Su questo punto – ammette Catalfamo – a dimostrazione di come da parte mia non ci sia alcuna forma di chiusura, sono disposto a fare un passo indietro e togliere la parola “scuola“, perché mi rendo conto che si potrebbero urtare le sensibilità di molti. Ma sul resto, lasciatemelo dire, c’è un approccio marcatamente ideologico alla questione».

Un’apertura, quella di Catalfamo, che non frena comunque le proteste sul resto, fermo restando che al momento la parola “scuole” è ancora presente nel ddl. Secondo Claudio Fava (Centopassi) «esiste già un’altra legge della Regione Siciliana, a tutela delle famiglie tutte, in palese contrapposizione con questa proposta». La legge a cui si riferisce il presidente della Commissione antimafia è la 6/15, «Norme contro la discriminazione determinata dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Istituzione del registro regionale delle unioni civili». «Le due norme – aggiunge il deputato – sono in contrapposizione ed è difficile immaginare, per restare in tema, una convivenza tra ciò che abbiamo già approvato e ciò che si vorrebbe far passare».

Intanto i numeri, almeno in commissione, non sembrano a favore di Catalfamo: considerato che il Movimento cinque stelle ha già annunciato la sua contrarietà alla norma, la maggioranza conta soltanto sei componenti sui 13 dell’organismo parlamentare.

«Io mi auguro che non passi già in commissione – ammette Antonello Cracolici, del Pd – ma in ogni caso bisogna restare attenti perché l’istituzione di una giornata a favore della famiglia tradizionale presuppone che si possa fare poi una giornata della famiglia non tradizionale, mi pare un ritorno indietro permanente. Basti pensare alla legge sul divorzio: se 40 anni fa non fosse passata quella legge, oggi sarebbe ancora reato avere un rapporto fuori dal matrimonio. Per pensare la civiltà di una società, bisogna avere consapevolezza che ci sono processi di evoluzione dai quali non si torna indietro. Poi ognuno celebra la famiglia come vuole. Ma oggi più che mai bisogna unire questo Paese, non dividerlo in ulteriori categorie».

Miriam Di Peri

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