All’Ars il chiacchiericcio sulle Province

Ieri all’Assemblea regionale siciliana è andata in scena l’ennesimo dibattito sul disegno di legge che prevede il taglio delle Province. Erano 208 gli emendamenti presentati in Commissione Affari istituzionali, inviati via mail ad ogni singolo parlamentare attraverso il nuovo sistema informatico di gestione degli emendamenti, inaugurato oggi a Palazzo dei Normanni dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.

Tutto inutile, perché il Governo ha presentato un maxi emendamento che ha impedito a Sala d’Ercole di discutere e votare gli articoli del disegno di legge ad uno ad uno. Il presidente della Regione Rosario Crocetta, presente anche lui in Aula, non sfugge ai microfoni ed ai taccuini e replica ai detrattori del disegno che, in caso di bocciatura (oggi all’Ars è previsto il voto finale), arriverebbe ad indire un referendum. “Vogliono bocciare il ddl di riforma? Chi lo farà, si prenderà le proprie responsabilità. Ma sappia che non finirà lì. Scenderemo per strada e chiederemo ai cittadini, attraverso un referendum, se vogliono o meno abolire le Province. Dobbiamo fare sapere al mondo che la Sicilia sta cambiando e che non è più quella macchina mangia soldi, come è sempre stata accusata di essere. Partirà da qui la soppressione delle Province “.

C’è il rischio che dietro al voto segreto ci siano franchi tiratori? Sul punto, il governatore è diretto: “Chi lo sa…”.

Ieri è intervenuto, tra gli altri, Toto Cordaro del Pid Cantiere Popolare. Cordaro ha chiesto al governatore della Sicilia di intervenire sull’emendamento 1.172. “Questo è un emendamento di buon senso, sul quale vorrei che il presidente della Regione si esprimesse. Tale emendamento fissa di fatto i paletti per la riforma degli enti elettivi. Perfettamente in linea con la spending review, con questo emendamento si ridurrebbero il numero dei consiglieri e degli assessori. Ci sarebbe una diminuzione delle indennità, nonché la riduzione dei consulenti scelti dai consiglieri”.

Crocetta non esita e risponde a Cordaro e alle opposizioni: “Siamo contrari al vostro emendamento. Si tratta di un emendamento-truffa. Noi avevamo già cercato il confronto con le forze politiche. Ma il vostro emendamento modifica la volontà emersa già in occasione della prima votazione”.

L’emendamento dell’opposizione che puntava a riscrivere la norma viene quindi respinto. Parte la controreplica di una parte del centrodestra, con Vincenzo Figuccia (vice capogruppo Pds) in prima linea, che propone un altro emendamento nel quale si chiede di nominare, come commissari, i presidenti di Provincia in scadenza. L’idea non piace al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che taglia corto: “E’ al limite della incostituzionalità, visto che decideremmo di prorogare il mandato di presidenti oltre i cinque anni previsti dalla legge”.

Il centrodestra è compatto nel dire “no” al disegno di legge. Ma il maxiemendamento viene approvato.

Manca la formalità del voto finale, ma ieri i deputati del Movimento 5 Stelle brindavano già ad “un altro grande successo: dopo lo stop al Muos le Province appartengono già al passato”.

“Siamo un modello per l’Italia – commenta a caldo il capogruppo, Giancarlo Cancelleri -. La Sicilia è la prima regione che cancella le Province. Siamo passati da ultimi della classe a pionieri nella lotta contro gli sprechi e agli enti inutili”.

Il deputato Giorgio Ciaccio sottolinea un altro aspetto positivo della bocciatura delle Province: “E’ la prima vera applicazione – dice – dello Statuto siciliano nella sua forma più pura”.

“Se questo è il massimo che il partito delle Province e degli sprechi può mostrare, attraverso l’ostruzionismo in Aula – aggiunge il parlamentare Francesco Cappello – i siciliani possono dormire sonni tranquilli”.

“Questo risultato – afferma Salvatore Siragusa, ache lui deputato grillino a Sala d’Ercole – è l’ennesima dimostrazione che il Movimento 5 Stelle è tutt’altro che protesta, ma proposta concreta e serissima”.

Di diverso avviso i parlamentari della Lista Musumeci: “Crocetta – dicono – ha espropriato a milioni di siciliani il diritto di voto, che il 26 e il 27 maggio avrebbero dovuto esercitare per il rinnovo delle Province. Stiamo tornando indietro di 40 anni. Con questa scelta – sottolineano – che di fatto è un mero rinvio a una futura legge, Crocetta ottiene due risultati: consegnare ai fidati commissari proconsoli il compito di gestire per un anno le Province e preparare per il prossimo anno la gestione dei “liberi consorzi” agli apparati dei partiti”.

Critico anche il parlamentare di Fratelli d’Italia, Salvino Caputo: “Non credo che abbiamo reso un buon servizio ai Sicilia e ai Siciliani. L’eliminazione di fatto delle Province regionali e la sostituzione con i liberi Consorzi dei Comuni creerà situazioni di vuoto giuridico ed amministrativo con la conseguente paralisi di servizi importanti e il nascere di costosi contenziosi”.

In Aula, durante il dibattito per la riforma del sistema delle Province, il vicecapogruppo del Pdl, Marco Falcone, ha fatto un richiamo al regolamento e alla sua mancata attuazione nel caso specifico.

“È grave che il disegno di legge in discussione arrivi in Aula addirittura senza il parere della commissione di merito e, per questo, salti dunque anche il passaggio in commissione Bilancio – sottolinea Falcone -. Il ragionamento è semplice: stiamo istituendo di fatto le aree metropolitane che non potranno essere di certo a costo zero. Per una legge come quella che dovremmo fare in Aula c’è l’obbligatorietà di quantificazione della spesa. Quindi, questa legge deve completare l’iter nelle commissioni e uscirne con i loro pareri”.

 

Marina Pupella

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