Dal primo agosto l’Amat potrebbe fermare il tram e restituire le chiavi al Comune di Palermo. Una scelta drastica per salvare l’azienda dal fallimento in assenza dell’adeguamento del contratto di servizio che non contempla ancora i costi di gestione delle linee tranviarie. Una sorta di ‘piano b’ che emerge da una missiva spedita dal presidente, Antonio Gristina, al capo area del bilancio del Comune e, tra gli altri, agli assessori Marino e Gentile. Una nota inviata il 14 giugno, prima della temuta direttiva del sindaco alle partecipate con l’obbligo di stralciare crediti per milioni di euro. Nel caso specifico, se Orlando andrà fino in fondo, l’Amat dovrà dire addio a somme vantate nei confronti del Comune per quasi 30 milioni di euro (9 fino al 2016 e altri 20 dello scorso anno). A rivelare il contenuto della missiva sono stati oggi pomeriggio i consiglieri del M5s a Sala delle Lapidi Ugo Forello e Concetta Amella, nel corso di una conferenza stampa nel gruppo consiliare a Palazzo delle Aquile, che hanno ottenuto i documenti con un accesso agli atti.
«Il sindaco di Palermo ha gettato la maschera, costringendo a una crisi senza via d’uscita l’Amat e certificando il fallimento del tram cittadino – hanno detto il capogruppo del M5s Ugo Forello e Concetta Amella, componente della commissione sulle partecipate – Appena tre giorni dopo l’approvazione del bilancio consolidato 2016, il primo cittadino ha aggiornato il disallineamento delle partecipate da 43 milioni di euro a 62. Di tali somme, oltre 29 milioni di euro sarebbero a carico dell’Amat che, invece, nella proposta di bilancio 2017 predisposta dal Consiglio di Amministrazione, che già chiuderebbe per circa 6,5 milioni di euro di perdita, vengono considerati come crediti dovuti dal Comune».
Per i consiglieri pentastellati, tuttavia, sarebbero almeno due le questioni che inficerebbero la presa di posizione del sindaco: l’assenza di contraddittorio da parte dell’amministrazione con la partecipata prima dell’emanazione della direttiva, e la valenza giuridica della stessa: «Siamo in una situazione extra-ordinem in cui il sindaco pretenderebbe di imporre modifiche sostanziali nella predisposizione degli atti consuntivi e previsionali del Comune e delle partecipate». «Sul caso Amat, sulla direttiva vincolante e imperativa del sindaco e sulla gestione contabile che arriverà alla redazione del consuntivo e presuntivo – hanno concluso Forello e Amella – il M5S ravvedendo la possibile lesione degli interessi dei cittadini, di un danno erariale e di procedure che non potrebbero essere intraprese, presenteremo una segnalazione alla Corte dei Conti».
Nella lettera scritta da Gristina, infatti, si fa notare come «la cancellazione di 9,3 milioni di euro di crediti vantati da Amat nei confronti dell’amministrazione, e che tale eventuale circostanza, in aggiunta allo squilibrio già rappresentato (in ultimo, nel progetto di bilancio 2017, in cui risulta una perdita di gestione di circa 6,5 milioni di euro), condurrebbe l’Amat a un aggravamento della crisi, sia in tema di salvaguardia del patrimonio, sia in tema di continuità aziendale». E ancora, «individuando l’affidamento delle gestione delle linee tranviarie quale elemento irrisolto di squilibrio di gestione, in assenza di specifici e adeguati corrispettivi, si prospetta la necessità di dover rimetter in capo all’amministrazione comunale il ramo d’azienda, dotazioni e personale con requisiti obbligatori inclusi, a far data già dal 1 agosto, per la prosecuzione degli obblighi di servizio da parte del titolare e del beneficiarono dell’opera. Tale trasferimento consentirebbe di ricondurre a gestione aziendale, con le risorse disponibili, in sostanziale equilibrio economico, finanziario e patrimoniale».
Non si è fatta attendere la replica del Comune che ha fatto sapere come proprio stamattina il sindaco ha disposto la costituzione di un gruppo di lavoro, di cui fanno parte gli assessori competenti (Sergio Marino e Antonio Gentile) nonché i dirigenti dei settori interessati (Maneri, Basile, Mandalà) oltre all’Avvocatura comunale e la dirigenza dell’azienda, per l’avvio di una azione legale nei confronti della Regione su due versanti. Il primo è quello del mancato saldo delle somme dovute e già riconosciute e quello relativo ai tagli al contributo regionale apportati in corso di esercizio, cioè quelle riduzioni del contributo decise unilaterlamente della Regione al termine degli anni finanziari quando però i servizi erano già stati svolti. Si tratta complessivamente di almeno 60 milioni di euro. Il secondo è quello del mancato riconoscimento del tram come mezzo di trasporto pubblico. La Sicilia è infatti l’unica regione che non corrisponde un contributo per l’esercizio dei tram nelle città che ne sono dotate.
«Siamo perfettamente coscienti delle criticità vissute dall’azienda – ha detto Orlando – di fronte ad una politica di tagli portata avanti dalla Regione in modo indiscriminato e privo di qualsiasi logica che non fosse quella del fare cassa sulla pelle dei cittadini e delle amministrazioni comunali. Il trasporto pubblico rappresenta un servizio essenziale sul quale l’investimento pubblico non può mancare. Confidiamo nel fatto che da parte di tutti vi sia un ritorno al buon senso – ha concluso -, auspicando che su questo si possa al più presto avviare un confronto istituzionale».
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