Anche alla Cittadella universitaria è allarme processionaria. Complici le temperature ormai primaverili, i nidi del temuto lepidottero hanno iniziato a schiudersi anche sugli alberi accanto alle facoltà scientifiche dell’università di Catania. Un caso non isolato in città e ben visibile sull’Etna. Preoccupati gli studenti, che ricorrono al fai da te rischiando però di peggiorare la situazione. Il primo avvistamento è stato fatto nei pressi della facoltà di Fisica, proprio di fianco a dove ragazzi e personale posteggiano le proprie auto.
«Venendo dalla prima fermata del Brt in via Santa Sofia per entrare nel dipartimento, c’è una guardiola con il personale di sicurezza. Dopo cento metri, c’è un marciapiede alberato sulla destra dove al momento si contano una trentina di insetti per terra», racconta Daniele Oliveri, rappresentante degli studenti di Matematica e Informatica che, insieme al collega Francesco Borzì ha già avvisato Fulvio La Pergola, a capo dell’area gestione verde di Unict, affinché intervenga con l’apposita attrezzatura. «E’ un lavoro che andava fatto non oltre fine febbraio, ma ormai è necessario sbrigarsi – spiega Santi Longo, docente di Entomologia generale e applicata del dipartimento di Scienze e tecnologie fitosanitarie – E speriamo che lo sappiano fare bene perché gli addetti, oltre alla raccolta dei nidi, dovrebbero anche effettuare un esame sul loro grado di allergia».
«Alcuni colleghi hanno avvistato i nidi anche sugli alberi – continua Oliveri – Quelli a terra invece, davvero tanti, sono stati schiacciati». Un errore, ricorda il professore Longo. «E’ sbagliatissimo, se proprio si vuole fare da sé, allora è meglio spruzzare dell’alcool, allontanarsi e dare fuoco alle larve». L’unico metodo casalingo – e comunque non del tutto corretto – per eliminare i peli urticanti, vero rischio della processionaria per animali ed esseri umani. «Altamente allergenici e uncinati, contengono anche una proteina estremamente tossica che provoca delle papole», aggiunge il docente.
Un problema da debellare in fretta, prima che i suoi effetti si prolunghino negli anni. «Questo è il periodo in cui le larve mature lasciano i nidi e si interrano al suolo, dove resteranno in parte fino all’estate – conclude il docente – Circa un 20 per cento nascerà invece nella primavera dell’anno prossimo e un’altra parte ancora nel 2016».
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