Il bivacco tra una sigaretta e due chiacchiere all’esterno del teatro Santa Cecilia, mentre dentro si susseguono gli interventi nel corso della terza Leopolda sicula organizzata dal luogotenente di Renzi in Sicilia, Davide Faraone, si interrompe soltanto appena arriva lui. Era l’evento di punta dell’intera kermesse, il dibattito moderato dal giornalista Emanuele Lauria nel quale sono intervenuti Lorenzo Guerini, Pierferdinando Casini e il commissario forzista in Sicilia, Gianfranco Micciché. È lui a innescare la curiosità dei presenti, disposti a rinunciare a chiacchiere e sigarette, per ascoltare quello che ha da dire. «Perché sono qui? – replica ai giornalisti che inutilmente provano a strappargli qualche dichiarazione a margine – Sono qui per educazione. Mi hanno invitato e sono venuto».
Non si concede, perché il vero Miccishow si terrà sul palco, tra le risate e gli applausi della platea di Faraone che sembra apprezzare più le parole schiette (e spesso intraducibili per i non siciliani) che i toni europeistici di Guerini. Se Casini a domanda risponde ammettendo che «le barriere tra moderati e progressisti, davanti a questi qui (Lega e Cinque Stelle, ndr), sono completamente saltate e il Pd ha la responsabilità di costruire una proposta alternativa», Guerini si avventura anche nel citare Papa Francesco a proposito del «cambiamento d’epoca».
Secondo il renziano di ferro Guerini, «le elezioni del 4 marzo sono state una tappa di uno stravolgimento politico globale, passato anche dall’elezione di Trump e dalla Brexit, che vedrà un punto fondamentale nelle Europee. Certo, a influire è stato anche il fatto che quando ogni giorno un partito si presenta sul mercato elettorale in maniera divisa, è chiaro in che direzione si rischia di andare». Ma questo «stravolgimento politico» secondo Guerini «ha travolto intere famiglie politiche e sta cambiando il dna di altre. E non è un caso che la cultura politica che mette insieme Lega e 5 Stelle sia la medesima. Perché oggi l’oggetto del contendere è la messa in discussione della democrazia liberale nel modo in cui la conosciamo. Stare nella sicurezza dei propri porti di appartenenza è comodo, ma vieni tagliato fuori dalle rotte del futuro. Renzi questa cosa l’aveva capita».
Immediata la replica del presidente dell’Ars, che dà il via al Miccishow: «Guerini, ogni volta che tu dici “noi europeisti”, perdiamo mille voti». L’applauso, dalla platea di Faraone, è altrettanto istantaneo. E quando il moderatore gli ricorda di avere dato apertamente dello stronzo a Salvini, lui replica: «Io non ho aperto un dibattito in Forza Italia su questo tema, l’ho chiuso. Per quanto mi riguarda, noi insieme a Salvini non ci andiamo. Non soltanto io, siamo in tanti». E a proposito del dibattito sulle alleanze trasversali tra dem e forzisti torna a non girarci attorno: «Dobbiamo parlare di muri e alleanze? Min**iate totali», taglia corto.
«L’analisi che va fatta è più feroce: è colpa di Berlusconi o di Renzi? Forse di tutti e due, ma è soprattutto colpa dell’Europa, che continua a fare regole che ci distruggono. Perché quando l’Europa fa fallire 40mila pescatori siciliani perché è vietato pescare il tonno, allora le regole vanno riviste. Io credo all’Europa più di chiunque altro, ma non a questa Europa». Come uscire dall’impasse? «Forse la soluzione non è né Berlusconi, né Renzi. Abbiamo bisogno di un hacker vero. L’unica via che ha Mattarella è quella di non firmare questa manovra. Ma avete idea di quello che succederà? Questi tornano al voto e prendono l’80 per cento. Io farò di tutto perché Mattarella firmi questa manovra, ma dobbiamo avere chiaro che noi per i prossimi 40 anni non prendiamo un voto».
Infine l’apertura, quella vera, mentre in sala ad ascoltarlo c’è una platea eterogenea che va da Graziano Delrio a Luca Sammartino, passando per Carmelo Miceli, Valeria Sudano, Gianpiero D’Alia e Dore Misuraca: «Proviamo a evitare di continuare a odiarci tra di noi: il fatto che Faraone mi abbia invitato e che io sia venuto ha creato curiosità, perché chi non accetta questo sistema sta cercando un modo per uscirne. Proviamo a darci delle regole di maggiore educazione, a lanciare un messaggio di pace tra di noi, vediamo che succede. Non sono sicuro che possa succedere qualcosa, ma intanto è l’unica cosa che mi viene in mente».
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