Assessore all’Economia al servizio della Sicilia o commissario in nome e per conto di Roma? Oggi si dovrebbe capire qualche cosa in più di Alessandro Baccei, l’uomo spedito nella nostra Regione dal Governo nazionale e, in particolare, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.
Oggi è prevista l’audizione di Baccei in Commissione Bilancio e Finanze dell’Assemblea regionale siciliana. La sua presenza è attesa con grande curiosità. Sarà l’occasione, quanto meno, per provare a comprendere quali potrebbero essere le intenzioni dell’esecutivo nazionale rispetto alla nostra Regione.
Va ricordato che l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, fino ad ora, non ha dimostrato grande autonomia in materia di finanza pubblica. Impossibile dimenticare la gestione dell’assessorato all’Economia da parte di Luca Bianchi, altro personaggio che l’attuale governatore dell’Isola si è fatto imporre da Roma nel suo primo Governo.
La gestione Bianchi non ha brillato. E non è andata bene nemmeno con la breve parentesi di Roberto Agnello, chiamato a gestire l’assessorato all’Economia nel secondo Governo Crocetta. Proprio durante questa gestione il presidente della Regione ha firmato gli «accordi sciagurati» con Roma, che hanno sancito la rinuncia, da parte della Sicilia, agli effetti di contenziosi finanziari con lo Stato pari a circa 5,4 miliardi di euro.
Tirando le somme, la Regione siciliana gestione Crocetta, in due anni, ha tagliato dal Bilancio della Regione siciliana oltre 2 miliardi di euro. Soldi finiti nelle casse romane. Tant’è vero che, in questo momento, il buco della Regione siciliana ammonta a circa 3 miliardi di euro.
Questo spiega perché intere categorie sociali ed economiche della nostra Isola sono senza soldi. Questo spiega perché tanti settori dell’Amministrazione regionale non possono operare perché senza risorse (molti musei regionali rischiano di restare chiusi nei giorni festivi perché non ci sono i soldi per pagare il lavoro straordinario). Questo spiega perché il Governo regionale – e questo è gravissimo, come giustamente denunciato dalla Cgil siciliana – si accinge a smantellare altri 270 reparti ospedalieri e a tagliare altri 400 posti letto, per risparmiare sulla pelle dei medici, degli infermieri e degli stessi cittadini siciliani.
Il Governo nazionale, complice un Governo regionale politicamente fragile, si è preso tutto quello che si poteva prendere. In forza della rinuncia, per tre anni, ai già citati effetti dei contenziosi finanziari con lo Stato, il Governo Renzi, nei mesi scorsi, si era impegnato a versare alla Regione 550 milioni di euro. Ma questi soldi non sono ancora arrivati. Come mai?
Insomma, quando c’è da togliere soldi alla Regione siciliana, il Governo Renzi non si fa scrupoli: va direttamente alla fonte – entrate regionali di Irpef e Iva soprattutto – e fa man bassa. Ma quando c’è da rispettare impegni che ha assunto con la nostra Regione si guarda bene dal rispettarli, tanto una tv che per un paio di giorni martella con la storia degli sprechi della Sicilia con i forestali o con i troppi dipendenti si trova sempre. La disinformazione, ormai, è parte integrante delle penalizzazioni che i Governi nazionali infliggono al Sud.
Oggi lo scenario politico siciliano dovrebbe essere mutato. Bene o male, il Pd siciliano è entrato a far parte del Governo Crocetta. Cosa, questa, della quale l’assessore Baccei dovrà per forza di cose tenere conto, se non altro perché anche lui è stato inviato in Sicilia dal Pd: dal Pd di Renzi a Delrio certo, ma pur sempre Pd.
Oggi, insomma, capiremo non soltanto che cosa intende fare l’assessore all’Economia Baccei, ma anche che cosa farà il Pd siciliano. Con riferimento, quanto meno, a quella parte di questo Partito che ormai fa parte del Governo Crocetta. E tra questa parte del Partito democratico che oggi governa la Sicilia insieme con Crocetta c’è anche il segretario regionale, Fausto Raciti.
Visto che ormai Governo nazionale e Governo regionale sono perfettamente allineati, non si capisce, ad esempio, perché la Regione siciliana non debba approvare Bilancio e Finanziaria 2015 nei termini temporali di legge, e cioè entro il 31 dicembre di quest’anno. Che senso ha visto che, di fatto, la Regione siciliana è commissariata da Roma, ritardare l’approvazione della manovra per andare all’esercizio provvisorio?
Insomma oggi i siciliani avranno qualche carta scoperta in più per capire le intenzioni romane.
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