Una maglia verde ed occhi sgranati. Appare così Giovanni Lo Porto, l’attivista ucciso da un drone statunitense, su una foto pubblicata su Twitter da Usamamahmood, riconducibile al portavoce di Aqis, (Al Qaeda nel Subcontinente Indiano). Oltre alle immagini dell’attivista palermitano, sono state pubblicate le foto di un’altro ostaggio: Warren Weinstein, intento a pregare l’Islam. Si presume che tutti gli ostaggi dei gruppi jihadisti avessero l’obbligo della conversione alla loro religione
Da anni non si avevano notizie di Giovanni Lo Porto, scomparso a seguito di un rapimento per mano di una banda di sequestratori tra il Pakistan e l’Afghanistan. Il governo degli Stati Uniti ha annunciato di avere ucciso per sbaglio l’attivista (40 anni) in un attacco con un drone lo scorso gennaio, in Pakistan. Nell’attacco è morto anche un ostaggio statunitense, proprio Warren Weinstein. Lo Porto era scomparso nel gennaio del 2012, mentre si trovava in un’area tribale al confine tra Pakistan e Afghanistan.
L’unico segnale indiretto dell’esistenza in vita di Giovanni Lo Porto risale all’ottobre del 2012, quando venne postato sul web un video nel quale si sosteneva che l’attivista fosse in pericolo di vita e si chiedeva un intervento urgente per ottenerne la liberazione. Da quel momento, sull’intera vicenda era calato il silenzio.
Era un esperto di collaborazione internazionale ed era nato a Palermo. Si era laureato a Londra e si era specializzato in Giappone. Aveva lavorato all’organizzazione e alla gestione di iniziative umanitarie nella Repubblica Centrafricana e ad Haiti. Nelle prime settimane del 2012 Lo Porto aveva raggiunto il Pakistan, dove avrebbe dovuto iniziare a lavorare per conto dell’organizzazione non governativa tedesca Welt Hunger Life.
Intanto Giuseppe, il fratello del cooperante Lo Porto tiene a precisare che: «Mio fratello non si è mai convertito all’Islam, qualsiasi affermazione che insinui questo è falsa. Giancarlo era cattolico, magari non era praticante ‘assiduo’, ma quella era la sua religione. Mi riservo di querelare chiunque sostenga la tesi su una sua ipotetica conversione».
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