Sono 347 i migranti soccorsi nelle ultime ore nel Canale di Sicilia e appena approdati al porto di Catania. Si trovavano a bordo della nave Dattilo della guardia costiera. Un numero complessivo, che riguarda tre distinte operazioni di salvataggio: due sarebbero state operate da natanti tedeschi, la terza – invece – proprio dall’italiana Dattilo. Intorno alle 17 sull’imbarcazione sono saliti i medici per le operazioni di primo soccorso.
Sulla nave si trovano 289 uomini, 54 donne e 21 persone che dichiarano di essere minorenni. Sono presenti anche almeno tre bambini di età compresa tra i tre e i quattro anni. I migranti vengono per la maggior parte dal centro dell’Africa e dal Corno d’Africa. Al momento dell’arrivo nel capoluogo etneo, ad alcuni di loro è stata diagnosticata la scabbia. Questi casi sono stati immediatamente isolati dal personale del ministero della Sanità. Una donna incinta è stata fatta scendere in barella. Altre tre donne, invece, sono state portate via in ambulanza. Tutte per disidratazione. Tra i casi clinici segnalati, anche un uomo con delle ustioni al viso e un altro con una lesione alla caviglia sinistra, che è stata ingessata.
Nel frattempo, cinque uomini sono stati fatti uscire separatamente dagli altri migranti e sono scortati dagli agenti della polizia di Stato. Non è stato ancora accertato se si tratti dei presunti scafisti o di testimoni che possano essere utili allo sviluppo delle indagini. Due di loro, comunque, sono stati separati dagli altri e fatti entrare su un’auto delle forze dell’ordine.
La Croce rossa italiana, intanto, distribuisce acqua ai migranti che continuano a scendere sulla banchina del porto etneo. A gruppi di cinque vengono accompagnati lungo la passerella e fermati, un passo prima di toccare terra, per essere fotografati. A quel punto, inizia la trafila per l’identificazione: vengono loro chiesti nome, provenienza e data di nascita. Quindi vengono loro prese le impronte digitali.
Ed è proprio l’identificazione uno dei passaggi critici: «Non sono stati letti loro i diritti», afferma la Rete antirazzista catanese, che presidia le operazioni. Una versione discordante rispetto a quella fornita dagli addetti ai lavori. Secondo i quali le operazioni di mediazione culturale sarebbero avvenute mentre i migranti attendevano in fila per essere fatti sbarcare. «A noi non risulta – replica Matteo Iannitti, di Catania Bene Comune – Siamo presenti sin dall’inizio, abbiamo monitorato la situazione e, da quanto abbiamo visto, non è stata offerta loro nessuna consulenza legale».
Mentre coloro che si dichiarano minorenni verranno trasferiti nelle strutture adeguate, gli altri saranno tutti portati al Cara di Mineo, poiché sono tutti richiedenti asilo. Compresi quattro migranti che hanno rifiutato di fornire le proprie generalità. Quando entrambi hanno protestato è stato richiesto l’intervento di un mediatore culturale di Save the children. Tra le associazioni umanitarie presenti al porto, anche l’Unhcr. I cui operatori confermano di aver avuto modo di parlare con i migranti. Ma alla domanda se fossero stati letti loro i diritti non sanno rispondere.
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