Se un agrigentino vuole farsi un bagno in una piscina pubblica, oggi non può. E non va meglio nelle strutture private, solo una a Canicattì. Nonostante nella provincia di Agrigento infatti ci siano undici piscine di proprietà comunale, al momento sono tutte chiuse: alcune per lavori in corso, altre per problemi finanziari nella gestione, altre ancora per cavilli burocratici che rendono tutto fermo.
Un quadro sconfortante che ha portato Carlo Dessì, fondatore dell’associazione dilettantistica A.D.P. Nuoto Agrigento e una vita dedicata al nuoto, a smantellare la squadra di cui era presidente. Dessì, dopo tredici anni, ha dovuto terminare ogni attività dopo la chiusura delle piscine di Villaseta e Favara: «È un quadro desolante, io sono stato costretto a gettare alle ortiche tutto il lavoro fatto nei decenni, anni in cui avevamo ottenuto discreti successi. Lo scorso anno siamo stati costretti a cedere i giocatori a una squadra di Canicattì. Le strutture ci sono, ma manca la volontà delle amministrazioni di riaprirle. Il nuoto non è come il calcio, non porta voti».
A oggi sono chiuse le piscine di Aragona, Villaseta (frazione di Agrigento), Favara, Canicattì, Licata, Cammarata, Sciacca, Ravanusa, Campobello di Licata e Cianciana. Lavori in corso in questo momento nella piscina di Cammarata, mentre sembra più vicina l’apertura, dopo più di dieci anni, della piscina comunale di Aragona, finita tre volte in tribunale dopo i frequenti ricorsi per la gestione della struttura, arrivati in seguito agli affidamenti provvisori.
Quella di Campobello di Licata rappresenta l’unica struttura ad Agrigento adatta per i tuffi, anche questa però è chiusa. Mentre a Canicattì, con la piscina pubblica chiusa, a beneficiarne è quella privata, l’unica della provincia adatta alle gare. Dove, nonostante tutto, i prezzi dell’ingresso e degli abbonamenti, rimangono nella media regionale.
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