Agguato Monte Po, il ferito è ritenuto vicino al clan Cappello Nel 2015 frequentava autorimessa controllata dal boss Salvo

Si trova ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania l’uomo ferito nell’agguato di ieri sera a Monte Po. Biagio Di Grazia si trovava davanti alla porta della propria abitazione, in via Gaetano Di Giovanni, quando il killer ha fatto fuoco. Un proiettile ha raggiunto al collo il 52enne, le cui condizioni sono apparse subito gravi. Trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi Centro, è stato sottoposto a un intervento chirurgico nella notte, per poi essere trasferito nel nosocomio che dista poche centinaia di metri dal luogo in cui è avvenuto il tentato omicidio. La prognosi resta riservata, ma, stando a fonti sanitarie, i medici sarebbero ottimisti sulle possibilità di salvare la vita all’uomo.

Proseguono, intanto, le indagini della polizia. Dopo avere sentito i familiari della vittima, l’attenzione degli inquirenti si è spostata sul passato e gli ambienti frequentati dall’uomo. Di Grazia ha precedenti per reati contro il patrimonio. Condannato per rapina, l’uomo è stato destinatario anche della sorveglianza speciale a cui, in almeno un caso, il 52enne si sarebbe sottratto senza autorizzazione.

Secondo quanto appreso da MeridioNews, Di Grazia orbiterebbe negli ambienti della criminalità organizzata. Gli investigatori, in passato, lo hanno considerato vicino alla famiglia Santapaola, mentre più di recente l’uomo si sarebbe accostato al clan Cappello-Carateddi. Un riferimento al 52enne ferito lo si ritrova nelle carte dell’indagine Gorgoni della Direzione investigativa antimafia che, a novembre del 2017, portò in carcere diversi esponenti dei clan Cappello e Laudani, oltre che l’imprenditore del settore dei rifiuti Vincenzo Guglielmino e alcuni funzionari pubblici. Al centro dell’inchiesta della Dda etnea i tentativi delle cosche mafiose per mettere le mani negli appalti per la raccolta della spazzatura nei centri di Aci Catena, Trecastagni e Misterbianco. 

A fare da base logistica del clan Cappello sarebbe stata un’autorimessa di viale Mario Rapisardi. Qui sarebbero avvenuti diversi incontri tra Guglielmino e gli uomini del boss Massimiliano Salvo. Lo stesso capo del clan avrebbe usato i locali per dare direttive su quali azioni intraprendere per costringere il sindaco di Aci Catena Ascenzio Maesano a fare in modo di affidare il servizio di raccolta alla Ef Servizi Ecologici, mettendo da parte la Senesi. All’epoca le due imprese erano al centro di una querelle giudiziaria in merito all’aggiudicazione della gara settennale. Ed è proprio nel corso degli appostamenti all’esterno dell’autorimessa che la Dia si imbatte in Biagio Di Grazia. L’uomo è immortalato dall’obiettivo degli investigatori la mattina del 29 ottobre 2015. «Uomo corpulente prende l’auto guidata da una signora e la posteggia all’interno dell’autorimessa», è l’annotazione inserita in un brogliaccio allegato agli atti delle indagini. La Direzione investigativa antimafia individua in quella figura Biagio Di Grazia. Accanto alle generalità, l’annotazione: «Numerosi precedenti».

Simone Olivelli

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