Aggressioni in ospedale, 25 i casi solo nel 2017  «La situazione è una bomba pronta a esplodere»

«Un luogo di cura deve essere un posto sereno, non di guerriglia». Ma negli ultimi tempi i maggiori ospedali di Palermo sono stati tutto, fuorché luoghi accoglienti e rassicuranti. È da tempo, infatti, che l’organizzazione sindacale Fsi-Usae, federazione sindacati autonomi indipendenti, lancia preoccupanti allarmi su quello che sembra essersi trasformato in un fenomeno. Quello delle aggressioni negli ospedali e nei pronto soccorso. Gli ultimi episodi solo la settimana scorsa all’ospedale dei Bambini e al Cervello, dove a pagarne le conseguenze sono stati gli operatori sanitari. Mentre, pochi giorni fa, sono stati vandalizzati alcuni armadietti del Civico e rubati degli apparecchi al Policlinico. Un crescendo di violenza che, nell’anno appena concluso, sembra aver subìto una pericolosa impennata. «In una situazione di precarietà, con strutture fatiscenti, spazi ristretti, carenza di personale, attese interminabili, tutto contribuisce a determinare episodi violenti, la situazione è paragonabile a una bomba pronta a esplodere», spiega il segretario territoriale del sindacato, Calogero Coniglio

E i dati, in effetti, parlano chiaro. «Si è passati da due-tre aggressioni fisiche all’anno nel 2014, a quattro-cinque, poi dieci-quindici, fino ad averne registrate l’anno scorso anche 25 – chiarisce Coniglio -. Un aumento che, casualmente, coincide con i tagli alla sanità degli ultimi tempi. Tagli all’assistenza, ai posti letto, al personale. Non so se le due cose sono così strettamente collegate e associabili, ma di fatto mi pare un forte indicatore». L’escalation di episodi violenti, sia fisici che verbali, ha mobilitato l’intero sindacato, che da anni si impegna affinché l’argomento acquisti una dignità tale da diventare oggetto di discussione nelle sedi delle istituzioni cittadine. Nel 2016, dopo gli ennesimi episodi nei pronto soccorso del Civico e di Villa Sofia, una delegazione aveva chiesto un incontro urgente in Prefettura. «Ci fu promesso un provvedimento, ma non accadde nulla. Nessun segnale nemmeno dalle Procure siciliane, ci siamo rivolti a tutte ma è stato inutile». Sfuma anche l’incontro col sindaco Orlando, «evidentemente è un tema che non gli interessa». 

A innescare le reazioni violente, secondo Coniglio, sono spesso proprio le attese estenuanti a cui si è sottoposti nei più grandi nosocomi palermitani. Se a questo si aggiungono condizioni delle strutture poco accoglienti, sistemazioni temporanee nei corridoi che il più delle volte si trasformano in sistemazioni permanenti dove vengono somministrate le terapie, ritardi, lungaggini, ambienti angusti, il danno è fatto. Sono ormai tristemente note le condizioni igienico-sanitarie perennemente in bilico dell’Ingrassia, spesso denunciate da turisti di passaggio poco abituati a vedere animali all’interno delle sale d’attesa. Ed ecco che anche il paziente più mite rischia di esasperarsi a tal punto da dare in escandescenza. Mettendo in pericolo il personale medico ma anche gli altri pazienti in attesa insieme a lui. Se gli ospedali funzionassero meglio o, almeno, per come si deve, ci sarebbero meno episodi violenti? «Probabilmente sì, alla base c’è una carenza amministrativa da parte delle strutture sanitarie. La politica ha spremuto la sanità come un limone, non c’è più nulla da tagliare ormai».

«Abbiamo proposto un disegno di legge per i posti di polizia in ospedale e sedici senatori hanno analizzato le 71 denunce che noi abbiamo raccolto e presentato su aggressioni e minacce – racconta ancora Coniglio -. L’idea è anche di fare inglobare i pronto soccorso a delle aree protette. Abbiamo lavorato per anni a questa proposta, ci siamo anche rivolti, nel frattempo, ai direttori generali delle strutture, perché si adoperino anche per una tutela diversa, magari partendo dalle telecamere di sorveglianza, di cui non sono munite tutte le strutture». Non si può, secondo il segretario, trovare una soluzione solo a fatto compiuto. Ma a riempire gli ospedali di agenti, d’altro canto, non si correrà il rischio di militarizzare le strutture? «Assolutamente no – ne è convinto -. Nel disegno di legge si è chiesto che ci fosse un dirigente di polizia e due di polizia giudiziaria, il che significa tre unità in totale, non è certo un esercito, non ci saranno armi da guerra».

Un piccolo blocco, quindi, impegnato a mantenere e garantire l’ordine pubblico, specie in  quei momenti di saturazione e nervosismo che si sono  verificati nelle ultime settimane. Che non abbia, quindi, solo una mera funzione amministrativa. «Al momento, al Civico non viene neppure garantito il servizio notturno di polizia». A volte, in altre grandi strutture di Palermo, si alterna una piccola ronda notturna di volanti. Una soluzione a metà, che non basta come deterrente. Tra le novità a cui si punta, c’è anche quella di, in caso di aggressione, far scattare in automatico una denuncia, a prescindere dalla volontà della vittima che l’ha subita. Questo perché ancora oggi sono in molte le persone che, per paura di ritorsioni, preferiscono non procedere. «Se scattassero d’ufficio, sarebbero un deterrente». A limitare i danni, finora, sono stati i cittadini che, loro malgrado, si sono ritrovati a essere testimoni delle aggressioni, mettendosi in mezzo per  evitare il peggio. Qualche struttura, poi, ha anche assunto un vigilantes armato per stare nei pronto soccorso. Non tutti, però, hanno le risorse necessarie e si limitano a tenere dei vigilantes all’esterno impegnati in quello che per Coniglio non è che un mero «servizio di portineria».

Silvia Buffa

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