880mila euro: tanto vale la rinuncia alla sede del tribunale del Lavoro di via Guardia della Carvana per il Comune di Catania. L’annuncio è stato dato ieri dall’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando, dopo anni di proteste d parte della società civile: del tema, all’indomani della stipula del contratto nel 2010 con la società Domus Esterprice srl si era subito occupata l’associazione Cittàinsieme. «Era ora che il contratto d’affitto venisse sciolto: si è trattato di un atto doveroso da parte dell’amministrazione», commenta Mirko Viola, membro dell’associazione. Ma l’eliminazione del pesante fitto è solo una parte dei 6milioni e 615mila euro che il Comune spende ogni anno per gli immobili. E che potrebbero essere ulteriormente ridotti.
Divisi per tipologia, 13 sono gli immobili affittati per uffici giudiziari, per un totale di 2 milioni e 263mila euro, dai quali adesso bisognerà sottrarre gli 880mila di via Guardia della Carvana. Nove i contratti d’affitto, per un totale di 636mila euro, sono stati stipulati dal Comune per i cosiddetti affitti speciali, ovvero sedi di uffici non direttamente collegati all’amministrazione, come quelli del collocamento o della polizia regionale. E infine 41 edifici sono in locazione per essere utilizzati quali uffici comunali e scuole, 80 contratti da 3 milioni e 716mila euro. Di questi un solo immobile, ben noto ai catanesi perché sede delle direzioni di lavori pubblici, patrimonio ed ecologia, oltre che della ragioneria generale, situato in via Domenico Tempio accanto al faro, è in affitto dal maggio del 2005 dalla Bit Invest di Torrisi Domenico & C. sas, per un totale di 840 mila euro.
Agatino Lanzafame, giovane consigliere comunale del gruppo Patto per Catania e membro della commissione Bilancio, spiega così la decisione dell’amministrazione. «Da qualche giorno abbiamo iniziato in commissione un lavoro per cercare di ridurre i fitti passivi e utilizzare gli immobili comunali. Trovo sconcertante che ogni anno il Comune spenda 6 milioni di euro dei cittadini mentre ci sono decine di immobili pubblici abbandonati e vuoti», riferisce Lanzafame. Che sulla disdetta del contratto di affitto, spiega che questa è stata possibile solo grazie al «cosiddetto decreto del Fare, convertito in legge 98/2013, che ha modificato la legge 135/2012 prevedendo che gli enti locali possano recedere liberamente dai contratti di affitto fino al 31 dicembre 2013». Una opportunità unica per sbarazzarsi degli affitti-monstre, stipulati negli anni di gestione del centrodestra e più volte denunciati dalla società civile catanese. Ma anche dalla politica, come il Movimento 5 stelle: nei mesi scorsi, in occasione delle elezioni comunali, il movimento politico di Beppe Grillo fece un lavoro di analisi dei fitti comunali, ma anche degli oltre 300 locali di proprietà dell’amministrazione e non utilizzati. Facendo alcune interessanti scoperte: «Nell’inventario del Patrimonio Comunale disponibile, al numero progressivo 95 appare chiara lufficializzazione delloccupazione abusiva di una bottega sita in Via Dusmet ed inglobata dal Bar Etoile. Allo stesso modo, non è forse noto ai cittadini catanesi, della presenza di locali di elevato valore catastale siti in piazza G. Verga e concessi ad uso gratuito al Ministero dellInterno», spiega Antonella Grillo del M5s.
Ma gli uffici del tribunale per il lavoro, trasferiti da pochi mesi dalla vecchia – e inadeguata – sede di via Verona, sono già operativi. Un’alternativa, dunque, deve essere trovata al più presto. E la più probabile sembra essere quella di utilizzare i locali della Corridoni-Meucci di via Sabato Martelli Castaldi, istituto sul quale proprio Lanzafame, da consigliere della municipalità Cibali, negli scorsi mesi ha speso tempo e risorse, senza tuttavia riuscire a mentenere l’autonomia di uno degli storici del quartiere Cibali. «Siamo perfettamente d’accordo sull’idea del ridurre i fitti, ma non vogliamo che questo incida sugli istituti scolastici», commenta il consigliere. «In commissione stiamo continuando ad acquisire documenti per studiare soluzioni che permettano al Comune di lasciare i locali in affitto così da risparmiare ed utilizzare le risorse pubbliche per valorizzare i beni comuni e sostenere il welfare», conclude Lanzafame.
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