Tutto rimandato al prossimo 13 settembre. In quella data il giudice Nunzio Currò deciderà sulle istanze di patteggiamento presentate dai legali di Orazio Fazio e Antonio Deodati e concordate con la procura di Catania. I due hanno chiesto, rispettivamente, quattro anni e tre anni e quattro mesi di condanna. Discorso diverso vale, invece, per Massimo Rosso: oggi i suoi avvocati hanno chiesto che l’ex ragioniere generale possa patteggiare una pena a due anni e otto mesi, con risarcimento di 9100 euro nei confronti del Comune di Catania. A tanto ammonterebbe l’importo degli affitti pagati da Deodati a Roma per gli studi universitari delle figlie di Rosso. Su questa proposta il procuratore Fabio Regolo si pronuncerà nel corso della prossima udienza, che potrebbe essere la prima a dare esito all’inchiesta Garbage affair sulla gestione della raccolta dei rifiuti del Comune di Catania.
Sempre al 13 settembre, ma di fronte a un altro giudice, è rimandata la decisione sul rinvio a giudizio per gli altri imputati. Tra i quali l’ingegnere Antonio Natoli, che ha fatto richiesta di essere processato con il rito abbreviato. I tempi, dunque, si allungano. E il nervosismo si fa sentire. Soprattutto dalle parti di Antonio Deodati, ancora in stato di arresto, ma presente all’udienza di oggi al tribunale di Catania. Prima di andare via, uscendo dalla porta dell’aula, rimanda ogni commento ai prossimi giorni. A quando, cioè, la sua Ecocar avrà cessato ogni rapporto con il Comune di Catania e lascerà l’appalto in mano alla catanese Dusty. «Il 16 smonto tutte cose, poi sono affari vostri», dice andando via. Assenti da piazza Verga, invece, sia Orazio Fazio sia Massimo Rosso.
Fazio, ex responsabile del servizio di Nettezza urbana licenziato senza preavviso con un provvedimento disciplinare dello scorso 9 agosto, è accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti nell’ambito dell’inchiesta della Direzione investigativa antimafia Garbage affair. Secondo la magistratura, infatti, avrebbe favorito l’imprenditore Antonio Deodati, patron della romana Ecocar, nell’ottenimento del servizio di spazzamento e raccolta dell’immondizia a Catania. In cambio avrebbe ottenuto viaggi, computer e smartphone.
Scattato lo scorso marzo, il blitz Garbage affair ha fatto emergere un presunto sistema di corruzione nella gestione della raccolta della spazzatura a Catania. Al centro dell’inchiesta c’è il mini-bando da 106 giorni e 12 milioni di euro realizzato dalla vecchia amministrazione del sindaco Enzo Bianco per assegnare temporaneamente il servizio di igiene urbana in città. Tutto in attesa che si svolgesse la gara settennale da 350 milioni di euro, andata deserta tutte le volte che è stata tentata. Le presunte violazioni sarebbero cominciate al momento della selezione delle ditte: da un lato, la mancata esclusione dalla gara della ditta Ecocar (che con Ipi, in passato sotto interdizione antimafia, condivide parte della proprietà); dall’altro la mancata erogazione delle penali per la cattiva esecuzione del contratto. Sanzioni amministrative passate da 3600 euro a oltre centomila, dopo gli approfondimenti di MeridioNews.
Intanto, la scorsa settimana un’ordinanza sindacale ha disposto alle imprese Senesi ed Ecocar di proseguire i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani differenziati e indifferenziati e altri servizi di igiene pubblica della città di Catania fino al prossimo 16 settembre. Ancora un’altra proroga di 18 giorni per un importo totale di 2.104.865,00 euro, comprensivo di oneri per la sicurezza e di Iva. Dal 17 settembre a occuparsi del servizio sarà la ditta catanese Dusty, che si è aggiudicata la seconda gara ponte (del valore di oltre 16 milioni di euro).
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