«Prima di fare i rilievi sui disservizi devono parlare tutti con me». Voleva tenere tutto sotto controllo Orazio Fazio, perché da quelle segnalazioni dei sorveglianti dipendevano le sanzioni alle ditte che si occupano della raccolta dei rifiuti a Catania. Le stesse che lo avrebbero lautamente ricompensato con smartphone, computer e vacanze. Le cosiddette penali sono uno dei nodi centrali dell’inchiesta Garbage affair, ed è proprio dopo un articolo pubblicato da MeridioNews che qualcosa è cambiato dentro gli uffici della direzione Ecologia. Un input che secondo i magistrati etnei avrebbe dato il via a una pericolosa oscillazione. Un «clamore mediatico», lo definisco nei documenti dell’inchiesta gli inquirenti, che ha come immediata conseguenza quella di alzare verso l’alto l’asticella delle sanzioni. Per raccontare questo aspetto dell’affare munnizza sotto il vulcano bisogna tornare indietro fino a maggio dello scorso anno. Quando il Comune, dopo il lungo appalto al duo Ipi-Oikos, affida il servizio dei rifiuti al consorzio Seneco. Dentro ci sono le società Eco.Car e Senesi, finite nel mirino prefettura e procura, anche con l’indagine Gorgoni su Aci Catena. Un appalto da 12 milioni di euro da portare avanti per 106 giorni, salvo poi essere prorogato per tre volte.
Nei primi mesi di affidamento, quelli di giugno, luglio e agosto, vengono contestati disservizi per
3600 euro in totale. Ogni mese l’ammontare è identico: 1200 euro a fronte di segnalazioni unicamente per aree non spazzate. In calce ai documenti Fazio attesta la regolarità delle operazioni di verifica con la sua firma. All’epoca dei fatti lui non è soltanto un fedelissimo del sindaco Enzo Bianco ma, sopratutto, occupa il ruolo di direttore dell’esecuzione del contratto per i rifiuti. Un dominus con le idee chiare: «Le penali le debbo fare io. Perché loro non sono nessuno», sottolineava al telefono senza sapere di essere intercettato. La città, stando ai documenti di quei tre mesi, doveva essere in condizioni vicine alla perfezione.
Dopo la pubblicazione dell’approfondimento di questa testata arriva l’inversione di marcia. Per il mese di
settembre le penali sono quintuplicate e si passa da 1200 euro a 16mila euro. Adesso però si aggiunge un nuovo tassello a questo puzzle. Un documento, pubblicato nei giorni scorsi sull’albo pretorio del Comune di Catania, stima in 90mila euro le sanzioni che Seneco dovrebbe pagare per il mese di ottobre 2017. Ma non è finita qui. Tra le note del provvedimento della direzione Ambiente ed ecologia viene messo nero su bianco anche un clamoroso dietrofront. Gli uffici hanno effettuato un ricalcolo delle sanzioni anche per i primi tre mesi di contratto. Così dai soli 3600 euro di giugno, luglio e agosto, si passa complessivamente alla cifra di 31.450 euro. In mezzo c’è anche il cambio al vertice del direttore esecutivo del contratto per spazzamento e raccolta rifiuti. Fazio, infatti, il 23 gennaio scorso è stato spostato e al suo posto l’incarico viene conferito all’ingegnere Giuseppe Failoni. Una rotazione, si legge nel documento, «in una delle aree maggiormente esposte a corruzione». A firmare l’atto è il direttore dell’Ecologia Leonardo Musumeci, da venerdì finito sospeso per un anno dopo l’inchiesta della procura di Catania.
Un passaggio diverso, che potrebbe finire sul tavolo di altri approfondimenti in procura, è quello relativo alle
percentuali di raccolta differenziata. Secondo il capitolato d’appalto le quote da versare dovrebbero ammontare a «35mila euro per ogni punto in difetto rispetto agli obiettivi». Quali? Dieci per cento nel primo trimestre di attività, 20 per cento nel secondo e 25 per cento nel terzo. Oggi Catania dovrebbe già attestarsi su quest’ultimo dato ma secondo gli ultimi numeri la percentuale è di poco sopra l’otto per cento.
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