Affaire Irsap, Cicero e Venturi indagati ad Agrigento

Calunnia. Diffamazione. Ingiuria. Abuso in atti d’ufficio. Sono queste le ipotesi di reato, per le quali la Procura di Agrigento ha posto sotto inchiesta Alfonso Cicero, neo-presidente dell’Irsap, l’Istituto per le attività produttive che ha inglobato le 11 Asi siciliane (Aree di sviluppo industriale) e, solo per diffamazione, l’ex assessore regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi.

Il 19 Luglio scorso, l’Ufficio del Gip del Tribunale della Città dei Templi, ha comunicato ufficialmente la proroga del termine di chiusura delle indagini preliminari. I giudici, insomma, vogliono vederci chiaro, niente archiviazione.

Il caso è tutt’altro che chiuso. E si va ad intrecciare con il giudizio di legittimità che il Tar dovrà esprimere in merito ai titoli di Cicero (che fino a qualche giorno fa era Commissario straordinario dell’Irsap) e con le polemiche roventi che hanno investito Confindustria Sicilia che la fa da padrone nella gestione dell’ente (oltre che nella gestione dell’assessorato regionale alle Attività Produttive).

Le indagini del Tribunale agrigentino prendono il via dalla denuncia di Salvatore Callari, uno dei due dirigenti dell’ex Asi della città, che, secondo il Tribunale del Lavoro, erano stati licenziati illegittimamente da Cicero e reintegrati nelle loro funzioni.

Al centro della querelle il procedimento disciplinare firmato da Cicero in cui si contestano ai dirigenti dell’Asi gravi illeciti amministrativi che avrebbero favorito imprese colluse alla mafia. Accuse molto gravi, che hanno riempito le pagine dei giornali e ritenute dagli interessati, vere e proprie ingiurie.

In particolare (potete leggere l’esposto n calce all’articolo) si parla di una società  la IPERC, assegnataria di lotti industriali e risultata poi nel 2012, destinataria di informativa antimafia interdittiva da parte della Prefettura di Agrigento.

Cicero, nella sua qualità di Presidente straordinario-liquidatore dell’ASI, aveva accusato i dirigenti agrigentini  di aver omesso “di adottare in proprio provvedimento di revoca, soltanto proposto”, vanificando in tal modo “ la richiesta di legalità e gli sforzi finora profusi dalle Autorità per contrastare le invadenze mafiose negli agglomerati di questo consorzio”.

Accusa ritenuta del tutto falsa nell’esposto. Dove, innanzitutto si precisa che
il lotto dell’agglomerato industriale di Casteltermini venne assegnato alla IPERC S.R.L. sulla base della graduatoria appositamente redatta dal Comitato Direttivo dell’ASI, organo collegiale dell’Ente  con propria Deliberazione n. 19 del 06.08.2007 , cui faceva seguito la determinazione n. 25 dell’11 ottobre 2007  a firma del Dott. Tricoli con il visto dell’allora Direttore del Consorzio, Giuseppe Sutera Sardo, oggi componente dello staff del Cicero.

Quindi, ad occhio e croce, una decisione non certo imputabile ai dirigenti in questione.

Il primo allarme sulla società arriva nel 2010, quando  a distanza di oltre tre anni, Tricoli, il giorno precedente al proprio collocamento in quiescenza, con la nota prot. n. 3649 , comunicava  alla IPERC S.R.L. semplicemente l’avvio del procedimento finalizzato alla revoca dell’assegnazione del lotto di terreno.

Un atto preliminare  che senza il provvedimento definitivo, serve a  ben poco, se non a consentire alla società di presentare le contro-deduzioni. Cosa che la Iperc, in effetti ha fatto,  comunicando che già da tempo era stata intrapresa la procedura AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) finalizzata all’ottenimento delle autorizzazioni obbligatorie.

Informazioni confermate dall’Assessorato regionale al Territorio che portano alla revoca dell’atto di avvio del procedimento di revoca (e non la delibera di revoca) firmata da Callari anche sulla base delvia libera  della Camera di Commercio di Agrigento che  in data 22 dicembre 2010  in relazione alla ditta IPERC  rilasciava il“Nulla Osta ai fini dell’articolo 10 della Legge 31 maggio 1965, n. 575 e successive modificazioni”.

“La  predetta società quindi, nel 2011 non risultava in alcun modo attinta da misure interdittive;  il provvedimento prefettizio è successivo di circa 10 mesi all’adozione della delibera di revoca dell’avviso di avvio del procedimento di revoca”. 

Dopo le informazioni della Prefettura, Callari, si legge SEMPRE nell’esposto,  il 30 aprile 2012 nella qualità di responsabile del procedimento  determinava di:
1) Revocare la determina n. 25 dell’11.10.2007 avente per oggetto l’individuazione catastale e assegnazione del lotto industriale nr 2 sito nell’Area di Casteltermini alla sopra citata ditta Iperc s.r.l.;
2) Revocare gli effetti prodotti dalla determina n. 07 del 23.02.2011;
3) Proporre all’Amministrazione la revoca della delibera del Comitato Direttivo (organo collegiale) n. 19 del 06.08.2007 , nella parte di deliberato in cui veniva assegnato il lotto n. 2 nell’A.I. di Casteltermini – Valle del Platani, avente estensione di mq 10.653 circa e, pertanto, la presente costituisce proposta per la successiva revoca;
4) Trasmettere la seguente determinazione al Dirigente Generale ed al Commissario Straordinario per i provvedimenti conseguenziali;

Atti, comprovati da documenti ufficiali trasmessi ai magistrati  della Città dei templi.

Un altra questione riguarda le contestazioni su alcuni progetti finanziati  nell’ambito POFESR 2007/2013. Secondo Cicero  “i decreti di finanziamento inerenti le gare di appalto pubblico decisi dal dirigente Callari risultano, di fatto, inesistenti”.

Accusa smentita dall’interessato che cita e allega all’esposto, le graduatorie pubblicate sulla gazzetta ufficiale della Regione e i Decreti assessoriali di finanziamento.

Questa in sintesi, la storia. Con  Decreto del 29 maggio 2009, pubblicato nella G.U.R.S n. 35 del 24 luglio 2009 , il Dirigente Generale dell’Assessorato dell’Industria, emanava il “Bando pubblico per la selezione e il finanziamento delle istanze di realizzazione di nuove infrastrutture e servizi nelle aree di sviluppo industriale della Sicilia.
Conseguentemente, con D.D.G. n. 263  del 25 febbraio 2010, il Dirigente Generale dell’Assessorato Regionale delle Attività Produttive decretava di prendere atto dell’elenco predisposto ed approvato dal Comitato di Valutazione nella seduta n. 16 del 23 febbraio 2010.
In particolare sulle 11 istanze presentate dal Consorzio ASI per la Provincia di Agrigento, il Comitato di valutazione ne ammetteva ben 8, su un totale di 27 istanze ammissibili a fronte di 59 istanze presentate; in altri termini, le progettualità presentate dal Consorzio ASI per la Provincia di Agrigento ritenute ammissibili, sono state pari al 29,62%. 
 (peraltro, l’importo complessivo, in generale, di tutti i progetti ritenuti ammissibili ammontava a complessivi € 48.585,550,95 tutti finanziabili). 

“Contrariamente a quanto sostenuto falsamente nella contestazione disciplinare, già alla data 25 febbraio 2010 (ossia la data di emanazione del D.D.G. n. 263 /Ex Serv. 3°) era ben noto che 8 progetti su 11 erano stati ammessi al finanziamento di cui al più volte citato bando e che, in ogni caso, a far data dal 07 giugno 2011, ossia la data di emanazione del D.D.G. del Dipartimento Regionale delle Attività Produttive n. 2539/7 registrato alla Corte dei Conti in data 25 luglio 2011 reg. 4, foglio 263, e pubblicato sulla G.U.R.S. n. 34 del 12 agosto 2011, era stato determinato l’importo complessivo di ognuno dei progetti finanziati, compresi quelli menzionati nella contestazione disciplinare e nell’eventuale denuncia.
“Quanto innanzi dedotto, vale anche a porre nel nulla l’ulteriore falso assunto contenuto nella contestazione disciplinare secondo cui il sottoscritto non avrebbe potuto fare affidamento al citato decreto di finanziamento in quanto lo stesso risultava impugnato con ricorso giurisdizionale pendente innanzi il T.A.R. Sicilia – Palermo.
Al riguardo, infatti, non può non considerarsi che proprio in virtù delle previsioni normative sopra calendate e della specifica disposizione contenuta nella nota prot. n. 3012 del 02.08.2011, il sottoscritto doveva necessariamente procedere alla predisposizione degli atti necessari alla progettazione esecutiva, indipendentemente dalla sussistenza del suddetto ricorso giurisdizionale, i cui esiti, peraltro, non potevano conoscersi a priori”.
E ancora: “Si rileva come non sia dato in alcun modo comprendere come il consorzio ASI per la Provincia di Agrigento ed il Cicero, in data 12 giugno 2012 (ossia la data di predisposizione della contestazione disciplinare) possano aver affermato quanto sopra indicato, stante che già nelle date dei 30 marzo 2012 e 10 aprile 2012 sono stati emanati, rispettivamente i DD.DD.GG. nn. 1372/7, 1547 e 1548  con cui sono stati concessi i finanziamenti necessari alla realizzazione delle opere indicate nella più volte citata contestazione disciplinare”.

C’è da aggiungere che le denunce sono incrociate. Anche Cicero, infatti, ha querelato i dirigenti agrigentini, per diffamazione. Una bella matassa per i magistrati. E il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, che  si vanta di averlo nominato Presidente dell’Irsap perché è uno che denuncia, dovrà prendere atto che il ‘denunciante’ è anche un denunciato…

L’ESPOSTO ALLA PROCURA DI AGRIGENTO
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Redazione

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