Una vicenda «surreale» e «spettacolarizzata a fini che rientrano forse nelle dinamiche interne del Movimento 5 stelle». Il vicesindaco di Catania Roberto Bonaccorsi affida a una lettera inviata ai giornalisti dall’ufficio stampa di Palazzo degli elefanti la sua replica – stavolta articolata – all’affaire Giovanni Grasso. La questione è quella della telefonata registrata da Grasso e inviata, sembra per sbaglio, dallo stesso consigliere pentastellato alla chat di gruppo degli attivisti M5s a Catania. Una conversazione in cui l’ormai ex cinquestelle dialoga con l’assessore al Bilancio (suo ex collega di università) e commenta l’operato della consigliera Lidia Adorno.
L’ascolto del file
pubblicato sul sito La spia – in cui risulta chiarissima la voce di Grasso, mentre più lontane arrivano le parole di Bonaccorsi – conferma alcune delle indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi: il consigliere Grasso fa riferimenti alle qualità professionali di Lidia Adorno e di Graziano Bonaccorsi, due esponenti grillini in Consiglio comunale. «O ci date aiuto… Perché lei non lo capisce», dice Grasso al vicesindaco, dopo la seduta consiliare straordinaria del 20 maggio. «Ci vuole ‘u coppu giustu», risponde Roberto Bonaccorsi.
«Se la consigliera Adorno, come io ritengo, ha sentito l’intera telefonata – prosegue la risposta formale del componente della giunta di Salvo Pogliese – non può non collegare la stessa quale appendice della discussione politica in consiglio comunale dalla quale si era appena usciti,
e che il colpo giusto non poteva che essere l’intervento chiarificatore della magistratura». Come spiegato da MeridioNews questa mattina, infatti, il vicesindaco aveva da poco terminato un intervento in aula consiliare nel corso del quale aveva annunciato una querela nei confronti della consigliera Adorno.
«Corrispettivamente, con eclatanza degna di miglior causa, veniva diffuso alla stampa il contenuto di una conversazione telefonica del tutto amichevole con il consigliere Grasso che mi ha chiamato, forse con un disegno preordinato, per istigarmi ad andare avanti con la querela nei confronti della sua collega – aggiunge Bonaccorsi – Non mi sottrarrò a tutelare la mia persona davanti a chi compie
in maniera fraudolenta atti puniti dalla legge estrapolando da una conversazione privata singole parole. Ribadisco che non ho alcuna preclusione a chiarire personalmente e in ogni sede questo aspetto inconsapevolmente sgradevole, che non ha alcuna rispondenza concreta nei miei atteggiamenti, sia nei confronti della consigliera che della signora Adorno».
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