Un’area di 45mila metri quadrati, compresa tra via Santa Maria Goretti e via Fontanarossa, che il Comune di Catania intende dare alla Società aeroporti catanesi (Sac) in cambio di azioni, in vista di una futura quotazione in borsa. Lì la Sac potrà realizzare, in base al master plan che ha presentato, un parcheggio multipiano e tre strutture ricettive. Attività del valore di diversi milioni di euro, ottenute al prezzo di qualche punto percentuale del capitale della società. È l’argomento della polemica che vede contrapporsi da una parte il consigliere Niccolò Notarbartolo che fa notare all’amministrazione di «svendere il patrimonio strategico della città in cambio di un pacchetto azionario irrisorio»; dall’altra Palazzo degli elefanti per cui «il costo è stato stabilito dal perito nominato dal tribunale di Catania». In mezzo ci sono i terreni comunali nella zona a sud-ovest del centro storico etneo, a poche decine di metri dell’aeroporto Vincenzo Bellini.
Il progetto di assegnare alla Sac quei terreni ha radici nel 2005 e torna in auge dieci anni dopo. È il
15 dicembre 2015, quando una delibera della giunta di Enzo Bianco approva all’unanimità la dismissione dei terreni in favore di un pacchetto azionario della società aeroportuale. Del resto, si tratta di particelle catastali di cui l’amministrazione può facilmente disfarsi. Ci sono un campo da calcio con gradinate e servizi e un capannone abbandonato da una parte, e una zona incolta con canali di gronda e pozzi dall’altra. Secondo il piano regolatore generale del 1969, tutt’ora in vigore, i lotti erano in parte vincolati – e poi non più – ad attrezzature sportive. È il motivo per il quale Palazzo degli elefanti, nel 2005 guidato da Raffaele Stancanelli, stabilisce che la Sac debba ricostruire altrove il campetto di cui la città sarebbe stata privata. Un obbligo che cade nel 2008, quando lo stesso consiglio comunale cancella quella prescrizione.
A supervisione le valutazioni economiche sono i tecnici, che devono stabilire il valore – e, di conseguenza, il prezzo – dei terreni. I primi sono
Marco Trainiti e Antonino Vecchio, un ingegnere e un geometra nominati dal Comune di Catania. Per la Sac, invece, c’è il professionista Paolo La Greca. Il tribunale di Catania, chiamato a fare da giudice imparziale, nomina Giuseppe Raciti. Al termine del suo lavoro Raciti valuta i terreni in un primo momento 5.386.158,29 euro. Prezzo che sale a 6.341.204,77 euro, alcuni mesi dopo, a seguito di diverse integrazioni. A luglio 2015, il consulente La Greca – perito di fiducia di Sac – concorda sul primo valore fornito da Raciti. Una cifra del tutto diversa, invece, la tirano fuori i tecnici comunali: per loro quei 45mila metri quadrati valgono 9.725.080,08 euro. La loro valutazione, però, resta solo su quel foglio di carta. E la giunta sceglie a dicembre di fare propria la stima del tribunale.
Così si arriva a oggi e alla polemica tra il consigliere Pd Niccolò Notarbartolo e l’amministrazione. Una discussione con un convitato di pietra: la Sac, citata ma mai intervenuta. «
Non entriamo certo in dinamiche interne al Comune di Catania – fa sapere l’ad Gaetano Mancini – I terreni sono stati sdemanializzati dagli usi civici per essere ceduti alla Sac in base alle previsioni del piano di sviluppo aeroportuale». Secondo il vertice della società, «la Sac ha l’obbligo di ottenere quei terreni nell’ambito della concessione 40ennale – prosegue Mancini – Tant’è che l’Enac ci ha attribuito la delega per l’esproprio, atto che la società aveva avviato e che ha sospeso di fronte alla volontà del Comune». Ma se questa volontà mancasse all’improvviso, «la procedura non può che ripartire. Non si può temporeggiare oltre, perché ogni giorno in più nella definizione di questa vicenda, ormai annosa, è un giorno in meno di servizi ai turisti e ai cittadini, in considerazione della cronica mancanza di parcheggi in aeroporto».
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