Aeroporti, emendamento del governo apre a privatizzazione I Comuni e le ex province costretti a dismettere le quote

Il tema della privatizzazione degli aeroporti entra nella discussione sul Collegato, il documento contabile attualmente in discussione in commissione Bilancio che riunisce le norme rimaste fuori dalla Finanziaria. Il governo regionale sarebbe pronto a presentare un emendamento che costringerebbe gli enti locali – Comuni, città metropolitane e liberi consorzi – che hanno partecipazioni nelle società che gestiscono gli scali siciliani a dismettere le quote entro novanta giorni, pena il taglio del dieci per cento dei trasferimenti regionali. Togliendo quindi di mezzo attori che potrebbero rappresentare un freno nella strada della privatizzazione, indicata dal presidente Nello Musumeci e dal suo consulente sul tema Vito Riggio come la via preferenziale per lo sviluppo del traffico aeroportuale nell’isola. 

Per il deputato Claudio Fava «c’è un forte rischio speculazione». Ieri la deputata Stefania Campo del Movimento 5 stelle aveva già lanciato l’allarme sull’emendamento che alcuni mesi fa era uscito dalla porta, e che adesso rientrerebbe dalla finestra. A fine 2018, infatti, la giunta regionale aveva presentato un Collegato diviso in quattro documenti. Di questi, solo uno, il cosiddetto Collegato generale, è andato avanti finendo oggetto di discussione in commissione Bilancio. Così il provvedimento sulla dismissione delle quote societarie dei Comuni, inizialmente inserito in uno degli altri Collegati, verrebbe ripreso dal governo regionale e presentato adesso come emendamento al Collegato generale. 

L’articolo prevede che le partecipazioni degli enti locali nelle società di gestione degli aeroporti vengano dismesse, in quanto «attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali», come previsto da un decreto legislativo del 2016. E ancora che il passo indietro venga fatto entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, pena «la riduzione del 10 per cento dei trasferimenti correnti in favore delle amministrazioni inadempienti».

Sono molti i Comuni e le ex province con partecipazioni strategiche nelle società aeroportuali: la città metropolitana e il Comune di Catania, così come il Libero consorzio di Siracusa, hanno quote nella Sac di Catania; il Comune di Comiso nella Soaco, che gestisce lo scalo ragusano; la città metropolitana e il Comune di Palermo nella Gesap, così come i Comuni di Cinisi e Bagheria. L’unico aeroporto interamente in mano alla Regione è quello di Trapani Birgi, gestito dalla società Airgest. Rispetto a uno scenario di privatizzazione, le maggiori resistenze si riscontrano sul fronte palermitano, a cominciare dal sindaco Leoluca Orlando che, se venisse approvata la norma, verrebbe però tagliato fuori dalla discussione. 

«Mentre non riesce ancora a vedere la luce il testo del così detto “collegato generale”, diventato lo strumento per distribuire senza strategie e visione le poche risorse disponibili – denuncia Fava – scopriamo che la giunta Musumeci intende forzare la mano ai Comuni per svendere le quote delle partecipazioni azionarie negli enti aeroportuali e non solo. Si tratterebbe di una mossa apertamente ostile nei confronti dei Comuni; una mossa a forte rischio di speculazione, che sacrificherebbe investimenti e buone pratiche di gestione, come nel caso di Gesap, aprendo di fatto la strada a processi di privatizzazione forzosa. Una misura intollerabile che ci vede assolutamente contrari».

Formalmente ancora in commissione Bilancio non è arrivata nessuna nuova proposta dal governo. Ma, stando anche a fonti interne alla maggioranza, la volontà politica c’è. Sulle barricate pure il Movimento 5 stelle. «Non vorremmo – attacca la deputata ragusana Stefania Campo – che si stia per realizzare il piano dell’ex presidente di Enac, ora attuale consulente del governatore Musumeci, Vito Riggio. Gli aeroporti siciliani sono un patrimonio dell’intera collettività, sono stati realizzati con fondi pubblici, e incassano le tasse di imbarco pagate dai cittadini con l’obbligo di reinvestirli nella manutenzione, nell’adeguamento, nell’investimento anche straordinario delle opere aeroportuali. Riteniamo sia doveroso contrastare ogni tentativo di svendita delle partecipazioni pubbliche nelle società di gestione aeroportuali, al solo fine di risolvere problemi finanziari che nulla hanno a che fare con l’interesse generale».

Salvo Catalano

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