Adrano, due gli indagati per l’omicidio Dainotti Autopsia rivela due colpi, si seguono tre piste

Emergono le prime indiscrezioni sui risultati dell’autopsia eseguita, nei giorni scorsi, sul cadavere di Giuseppe Dainotti. Il 25enne catanese è stato trovato morto lo scorso 17 aprile, ai bordi del terrapieno che separa la strada statale 284, la Paternò – Randazzo, dalla recinzione di un parcheggio per camion con annesso autolavaggio. Il giovane sarebbe stato raggiunto da un solo colpo di pistola all’addome, mentre un altro colpo lo avrebbe ferito di striscio a un braccio; inoltre il corpo presenterebbe delle ferite provocate, probabilmente da una violenta colluttazione. L’autopsia è stata eseguita dal medico legale Giuseppe Ragazzi all’obitorio dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, dove la salma era stata portata subito dopo il suo ritrovamento

Sul fronte delle indagini, due persone sono state iscritte nel registro degli indagati: il custode 42enne dell’autolavaggio – già arrestato il giorno stesso dell’omicidio per la detenzione di due pistole trovate all’interno di un furgone nella sua disponibilità, denunciato poi a piede libero – e un giovane di 24 anni, sempre di Catania, originario del quartiere di Librino come Dainotti. Potrebbe essere lui il complice della vittima nel tentativo di furto all’autolavaggio poi finito nel sangue. «Chiediamo alla procura di fare chiarezza sul perché Dainotti e l’altro giovane si trovassero nell’autolavaggio quella notte», dichiara Francesco Messina, legale del custode 42enne indagato. Il 24enne librinese si sarebbe recato spontaneamente negli uffici della squadra mobile e, a quanto sembra, si sarebbe beccato una denuncia per tentato furtoSi tratterebbe di un atto dovuto per permettere ai due indagati di nominare i periti di parte, vista l’esecuzione di un’autopsia con accertamenti irripetibili. 

Le investigazioni sulla morte di Dainotti sono condotte dalla polizia di Adrano e dai colleghi della squadra mobile catanese. Si cerca di ricostruire quello che è avvenuto la notte dello scorso 17 aprile, con tre ipotesi sul tavolo: un colpo mortale all’addome partito accidentalmente dopo una colluttazione, la possibilità del fuoco amico, oppure un omicidio volontario. Le due armi rinvenute nel furgone del custode, la stessa persona che ha avvertito la polizia, non avrebbero esploso alcun colpo. Il sostituto procuratore Martina Bonfiglio, coordinate dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, ha disposto una perizia balistica. La salma di Dainotti, dopo l’esame autoptico, è stata riconsegnata alla famiglia che ha già provveduto a fare celebrare i funerali.

Salvatore Caruso

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