“Addormentati? Ci vediamo il 6 marzo”

Oggi Cgil, Cisl, Uli e persino Confindustria Sicilia hanno chiamato a raccolta i propri adepti a Palermo. Una manifestazione per dire al governo della Regione, con ‘appena’ tre anni di ritardo, che nella nostra Isola, se non tutto, buona parte del tutto va a rotoli. Oggi c’è anche un’altra notizia – che abbiamo illustrato stamattina sul nostro giornale -: un disegno di legge che punta a ‘ridisegnare’ il rapporto tra chi riscuote i tributi e i cittadini siciliani.
Questo provvedimento, è chiaro, è una risposta alle proteste dei ‘Forconi’, che sulle cartelle esattoriali e sui pignoramenti hanno condotto – e conducono – una battaglia durissima. Anche se stamattina la questione cartelle esattoriali-pignoramenti ha fatto capolino anche alla manifestazione di sindacati e Confindustria. Non avendo mai espresso, in questi tre anni, rivendicazioni serie rispetto a un’azione di governo regionale che è quella che è, Cgil, Cisl, Uil e industriali siciliani, di fatto, hanno copiato – come si faceva con i compiti a scuola – questa rivendicazione dei ‘Forconi’. Meglio tardi che mai, comunque.
Alla luce della manifestazione e del disegno di legge sulle esattorie, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con Mariano Ferro, il leader dei ‘Forconi’.

“Il disegno di legge l’ho già letto – ci dice Ferro -. Ed è un’iniziativa parlamentare lodevole. Certo, può essere migliorato. Ma di per sé è un atto politico importante. Ovviamente, stiamo parlando di un disegno di legge”.

– Cioè?

“Il governo Lombardo può contare a Sala d’Ercole su un’ampia maggioranza. Il disegno di legge è stato presentato da quattro parlamentari di maggioranza. Bene, lo approvino. In tempi stretti”.

– E della manifestazione di stamattina?

“Mi sono molto divertito. E divertente vedere tante persone che dovrebbero rappresentare i lavoratori, che prima dicono a noi che sbagliamo e poi scendono in piazza per gli stessi nostri motivi”.

Vi hanno pure copiato la storia delle esattorie e dei pignoramenti.

“Lo sappiamo. Hanno studiato. Sono preparati…”.

Che voto diamo a Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia. Stamattina era pure in piazza a protestare…

“Lo Bello ha fatto in chieve regionale quello che ha già fatto a Siracusa. Su di lui ho poco da dire, anche perché, dopo le incomprensioni iniziali, ha capito le nostre ragioni. Non capisco, invece, le organizzazioni agricole. Soprattutto la Coldiretti”.

Ovvero?

“Guardi, i ‘capi’ della Coldiretti siciliana campano sulle spalle degli ignari agricoltori. Per non fare nulla di concreto. Anzi, una cosa concreta la fanno: si mettono in tasca lauti stipendi”.

Non è che possono lavorare gratis…

“Noi abbiamo più volte chiesto a questi signori della Coldiretti siciliana a quanto ammontano le loro retribuzioni. Non abbiamo mai ricevuto alcuna riposta. Forse si vergognano a farlo sapere”.

– Coldiretti a parte, a che punto è la protesta? Da un paio di settimane girate per i Comuni, organizzate assemblee, fate volantinaggio. Ma di altro non c’è nulla. Vi siete un po’ addormentati…

“Non è così. Lei sottovaluta l’azione che abbiamo svolto in queste settimane nei Comuni. Un sacco di siciliani che non ci conoscevano oggi ci conoscono. Non è stato facile. Ci sono giorni che usciamo di casa alle cinque del mattino e torniamo a mezzanotte. Spesso saltiamo pranzo e cena. Ma il lavoro è servito”.

– D’accordo, ma ‘sto lavoro non si vede”.

– “Lo vedrete il 6 marzo, quando arriveremo a Palermo. Questa volta non sarà una semplice manifestazione di piazza”.

– Che farete?

“Presidieremo i ‘palazzi’ della politica siciliana. Siamo anche pronti ad occuparli. Questa volta chiediamo risposte. Chiare. Precise”.

– Penderete esempio dai No Tav?

“Se lo vuole sapere, io e molti amici del Movimento apprezziamo lo spirito dei No Tav. Pongono questioni serie. Ma nessuno li prende in considerazione. Che dovrebbero fare? Subire e basta? La verità è che in Italia sta passando la tesi che le ragioni del popolo non debbono essere ascoltate. Il popolo italiano deve obbedire, pagare e sorridere. Tutto ciò è inaccettabile. Questa non è democrazia. Ai No Tav va la mia totale solidarietà. Così come la mia solidarietà va alle famiglie e alle imprese che ogni giorno, nel silenzio assordante, debbono fare i conti con i disastri dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria”.

– Scusi, che c’entra la Salerno-Reggio Calabria?

“Lo vede? Anche lei non sa quello che sta succedendo”.

Che sta succedendo?

“Se lo ricorda il governo Berlusconi? Gli impegni inderogabili?”.

– Certo, l’impegno era di sistemarla in tempi stretti.

“A parole. Perché, nei fatti, i lavori sono bloccati. Cantieri fermi”.

Perché?

“Credo che siano finiti i soldi. Sa cosa penso? Che la Salerno-Reggio Calabria, se andrà bene, verrà completata nel 2050. Anche su questa storia, nessuno protesta più. Dai No Tav a Reggio Calabria, fino in Sicilia, dobbiamo subire e stare zitti. Poi arriva il signor Monti e ci dice che il lavoro fisso è noioso. Lui e gli altri parlamentari, intanto, si mettono in tasca venti mila euro al mese. Mentre un agricoltore siciliano, che non sa come vendere i propri prodotti, muore di fame”.

Da qui al 6 marzo che succede?

“Stiamo ragionando sulle raffinerie di Priolo. Erg nord ed Esso. Ci rendiamo conto che questa azione sarà pesante. Ma è inevitabile. Se per ora non ci siamo mossi è perché siamo concentrati sulla manifestazione del 6 marzo. Ma stiamo ragionando. Voi continuante a non crederci. Ma siamo solo all’inizio”.

 

 

Giulio Ambrosetti

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