Le stanze sono quasi spoglie, il soffitto è dipinto di nero. Dopo aver vissuto per 19 anni all’interno della stanza di compensazione, Uwe e Costanza lasciano Palazzo Mazzarino. Ma la coppia non è abituata a cedere senza lottare. «Se toccano qualcosa chiederò 100mila euro di risarcimento danni» dice Uwe. In fondo l’ultimo piano di Palazzo Mazzarino è diventata negli anni una residenza artistica. E chi vorrà restaurarla dovrà (forse) fare i conti con ciò.
«Io ho cominciato e voglio finire con un principio» dice ancora l’artista austriaco, ma da tempo palermitano a tutti gli effetti. E c’è proprio il senso della fine, se non di tutto almeno di un percorso, nella conferenza stampa che l’istrionico Uwe conduce alla sua maniera. «Quando si fa un regalo non si tocca più. Oggi noi abbiamo fatto una gentrificazione del futuro. I nostri riqualificatori culturali si vergognano se uno fa una grigliata fuori, o mette musica, pensano che è brutto». Arrivano anche gli agenti della polizia municipale. Sono cortesi, conoscono Uwe e Costanza – non personalmente, ma di fama. Dovrebbe esserci la simbolica consegna delle chiavi. Ma qui non ci sono chiavi, la stanza di compensazione è sempre stata accessibile a chiunque lo volesse. Tra coloro che assistano agli ultimi momenti di Uwe e Costanza alla Vucciria c’è anche Andrea Bartoli, il creatore di Farm. Che fino a ieri ha provato a mettersi in contatto con Orlando, affinché insieme al sindaco si potesse trovare una soluzione alternativa.
«No, Orlando non ha risposto – dice a MeridioNews. Solo l’assessore Cusumano lo ha fatto, ma in questo momento lui è fuori città e mi ha detto che se ne occuperà quando torna. Mi pare sinceramente poco. Facevo Orlando più sensibile». Intanto a seguire le ultime fasi di Uwe e Costanza dentro Palazzo Mazzarino c’è anche Davide Lo Bue, il giovane videomaker che ha realizzato un breve documentario sulle opere della coppia a piazza Garraffello. «Il mio interesse nasce in maniera casuale, leggendo alcuni articoli sul web – racconta -, poi mi sono informato meglio e ho contattato Uwe. Lavoro da dicembre con lui. La cosa che mi ha colpito è che la gente del posto gli vuole bene, non lo sente come una minaccia o chissà cosa. Secondo me tutto questo si poteva evitare, ci sono modi e modi per riqualificare un posto. Si sarebbe potuto cercare un coinvolgimento, si poteva creare un compromesso. Cacciare gli artisti nell’anno della capitale della cultura lo trovo paradossale».
Anche Uwe fa un bilancio di quello che sono stati i suoi 19 anni alla Vucciria. È un quartiere che ha visto cambiare, trasformarsi, e vale anche per il mercato. «Quando il Comune ha fatto la pavimentazione che c’è adesso il mercato si è dimezzato, ed è stata la stessa amministrazione che ora vuole riqualificarlo. La mia prima opera qui è stata “La bellezza dell’abusivismo”, poi “La bellezza della bugia” (su un rudere della seconda guerra mondiale), e ora la trilogia finisce con “La bellezza di fregare”, la più difficile di tutti perchè ha significato 144 giorni di lavoro. Tutte sono incentrate sul cuore nero della Vucciria, che si deve mostrare».
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