Addio a Francesco Renda

E’ morto stamattina, all’età di 91 anni, lo storico Francesco Renda. Agrigentino di Cattolica Eraclea, paese che ha dato i natali a tanti personaggi importanti della Sicilia, il professore Renda è stato uno dei protagonisti non soltanto nel campo della storia della Sicilia, ma anche della politica.

Comunista, è stato per tanti anni (dovrebbero essere sei legislature) parlamentare del Pci a Sala d’Ercole. Tanti i libri che ha scritto. Il più famoso, forse, è la storia dei Fasci siciliani, ma anche i tre volumi della storia della Sicilia. (a sinistra foto del professore Francesco Renda tratta da fanpage.it)

Non è questa la sede per tratteggiare un personaggio importante come Renda. Noi, oggi, vogliamo ricordare l’uomo di cultura, il politico, lo storico come lo abbiamo conosciuto. Un comunista tutto d’un pezzo, ma non eccessivamente dogmatico. Ma nemmeno eretico. Uomo di Partito, ma con una propria testa pensante. Con le proprie idee.

Per certi versi, più libero di Girolamo Li Causi, altro grande comunista siciliano, che pur non condividendo nulla dell’operazione Milazzo, alla fine degli anni ’50, non pronunciò mai – almeno ufficialmente – una parola contro la linea del suo Partito – ovviamente il Pci – che non condivideva.

renda, a nostra modesto avviso, benché comunista vecchia maniera come Li Causi, è stato più libero. Teniamo conto che, forse, con Renda, se ne va l’ultimo, grande protagonista di una stagione politica cominciata nel 1946, con la conquista dell’Autonomia da parte della Sicilia.

La sinistra siciliana non aveva, allora, una tradizione autonomista. Non l’aveva il Psi e non l’aveva il Pci. E’ l’allora leader del Partito comunista italiano, Palmiro Togliatti, che a Messina, in un celebre discorso, apre all’Autonomia, parlando della Sicilia come una “Nazione”.

Nella sinistra siciliana, all’indomani del secondo conflitto mondiale, sui temi dell’Autonomia siciliana, il Pci era più avanti del Psi. Renda, per intendersi, fa parte di quella generazione: dei Girolamo Li Causi, dei Giuseppe Alessi, dei Salvatore Lauricella e via continuando.

Basti pensare che la mattina dell’1 maggio del 1947 non si trovò per caso, a Portella della Ginestra, solo perché la sua moto si fermò per strada.

Certo, a proposito della strage di Portella della Ginestra si è stato detto di tutto e di più: si è detto, per esempio, che alcuni dirigenti della sinistra erano al corrente, già qualche giorno prima, di quello che sarebbe avvenuto a Portella.

Storie che nessuno chiarirà mai (anche perché gli archivi sui fatti di Portella della Ginestra, a Roma, non sono mai stati aperti: paradossalmente, su quegli anni, gli stessi americani, sono stati più disponibili a ricostruire la verità di quanto lo sia stata la politica italiana.  Non a caso, nel nostro Paese, si continuano a distruggere registrazioni telefoniche…  

Saranno altri, e ben più qualificati di noi, a descrivere quello che è stato un grande personaggio della cultura e della politica siciliana del ‘900. Oggi, noi, vogliamo solo ricordare un particolare.

Ormai è universalmente riconosciuto che lo sbarco dei militari americani in Sicilia, nel 1943, venne preparato con l’ausilio della mafia: siciliana e americana. Un ruolo importante, tra gli Stati Uniti e la Sicilia, venne esercitato dal boss dei boss, Luchy Luciano. Ebbene, il professore Renda ha sempre sminuito il ruolo di Luciano. Una tesi, la sua, che non abbiamo mai capito e condiviso.

Detto questo, lo ribadiamo, ci ha lasciato un grande personaggio. Un testimone straordinario di oltre 50 di storia culturale e politica siciliana: oltre mezzo secolo che il professore Renda, che è stato apprezzato docente universitario di Storia, ha attraversato da protagonista.

Foto di prima pagina tratta da amiciziafraipopoli.org

 

Redazione

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