«Non ci resta che la danza della pioggia». Sulla scia dell’arcivescovo Mario Delpini, che a fine giugno ha annunciato una preghiera contro la siccità con tanto di precipitazione a stretto giro dalle parti di Milano, anche in Sicilia c’è chi pensa a cercare altrove le soluzioni che le istituzioni non riescono a dare. Il caso del consorzio irriguo Valverde– un’ottantina di piccoli agricoltori tra Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, San Giovanni la Punta e Valverde – è soltanto l’ultimo tra quelli sollevati da chi si è accorto che quello della mancanza d’acqua è diventato un problema dai contorni ormai difficile da delimitare. E se su larga scala le cause vanno ricercate nel cambiamento climatico, a livello locale e regionale si fatica a riconoscere alle istituzioni impegno e capacità adeguati ad affrontare la crisi. «Il nostro fabbisogno rappresenterebbe una parte minimale dell’acqua che viene attinta dal sottosuolo pedemontano ma gran parte di essa, c’è chi stima sia oltre il 60 per cento, si perde nelle reti di distribuzione ormai colabrodo. A pagarne le conseguenze – dichiara il presidente del consorzio irriguo Valverde, Salvatore Sapuppo, a MeridioNews – sono tutti, compresi noi piccoli agricoltori che da cinquant’anni coltiviamo terreni che altrimenti sarebbero destinati all’abbandono».
Insieme ai soci del consorzio Belfiore, Sapuppo e gli altri lunedì mattina manifesteranno davanti alla prefettura. All’origine dei disagi c’è l’impossibilità di approvviggionarsi d’acqua da quello che negli ultimi trent’anni è stato l’unico fornitore: Sidra. La società partecipata dal Comune di Catania è proprietaria del pozzo a San Giovanni la Punta a cui sono collegate le condotte di proprietà del consorzio Valverde. «A voce ci è stato detto che non riescono a darcene perché la falda si è abbassata in maniera eccessiva – continua Sapuppo -. Noi, a inizio maggio, abbiamo inviato una pec richiedendo informazioni per iscritto ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Ciò che sappiamo è che da mesi non abbiamo acque con tutto ciò che significa in termini di perdite di prodotti ortofrutticoli, ma anche di danni agli agrumeti e agli alberi da frutto». I primi problemi si erano verificati già l’anno scorso: «Nel 2021 avevamo sottoscritto un contratto per 16 settimane, prevedendo la fornitura un giorno a settimana per ogni socio, ma per motivi tecnici circa la metà delle settimane è saltata. Stavolta però – sottolinea – il servizio sembra destinato a non partire».
«In ballo non c’è una questione di volontà, ma di possibilità. E noi oggi non possiamo dare acqua al consorzio perché la falda è scesa di molto». A replicare con queste parole è Fabio Fatuzzo. Il presidente di Sidra, contattato da MeridioNews, sottolinea di avere interloquito «diverse volte con Sapuppo» e di avere spiegato le difficoltà oggettive affrontate da Sidra in diversi pozzi, tra cui quello da cui veniva attinta l’acqua rivenduta al consorzio irriguo. «Ad accertare lo stato delle cose è stato di recente anche il Genio civile di Catania, – aggiunge Fatuzzo -. Al momento noi dobbiamo cercare di salvaguardare le forniture per uso domestico, avessimo acqua a sufficienza si potrebbe pensare all’agricoltura e alla destinazione industriale». Il numero uno di Sidra afferma di avere suggerito agli agricoltori di rivolgersi altrove: «Ho detto loro di contattare la società Acque Mangano che dovrebbe essere nella condizione di aiutarli, noi purtroppo non possiamo farlo».
La protesta del consorzio irriguo Valverde arriva in un momento in cui Sidra si trova tirata in ballo indirettamente nella polemica riguardante la crisi idrica a Santa Maria la Stella, frazione di Aci Sant’Antonio che ogni estate, ormai da anni, fa i conti con i rubinetti a secco. Qui a occuparsi del servizio idrico è Acoset, società partecipata da una ventina di Comuni della provincia, finita più volte nel mirino di chi sostiene di ricevere bollette pazze. A Santa Maria la Stella, Sidra gestisce due pozzi che in passato sono stati utilizzati per sopperire ai problemi di Acoset nel garantire le forniture al popoloso centro abitato. Un aiuto che, stando agli abitanti del posto, negli ultimi anni è venuto via via meno. Al punto che c’è chi ha immaginato il retroscena politico, alludendo al passato di Fatuzzo in Acoset e alla mancata riconferma come motivi scatenanti attriti tra le due società: «Sono illazioni di bassissimo livello, che poggiano sul nulla. Manco da Acoset da sei anni e fino all’anno passato si è fatto il possibile, ma il problema dell’abbassamento delle falde sta creando problemi da più parti», taglia corto Fatuzzo.
A pretendere soluzioni immediate sono i tanti cittadini stanchi di dover pianificare, senza la garanzia di successo, azioni semplici come fare una doccia. Ad avere la consapevolezza della gravità dello scenario è il sindaco di Aci Sant’Antonio Santo Caruso, che nei giorni scorsi ha deciso di inviare un esposto in procura. «Purtroppo non posso materialmente lavorare a una soluzione tecnica, perché io non sono un tecnico e perché non è questo il mio ruolo, ma posso comunque fare quanto in mio potere di fronte all’interruzione di un pubblico servizio – ha detto il primo cittadino, facendo riferimento al rapporto con Acoset -. Non è possibile non considerare il forte disagio di chi si sente quasi esasperato e non pensare che tutto questo potrebbe portare a gravi conseguenze che andrebbero ad aggiungersi ai rischi sanitari per i quali siamo già in allarme».
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