Roberto Barbagallo si dimette da sindaco di Acireale. La notizia arriva dal suo avvocato difensore, Enzo Mellia, appena uscito dall’interrogatorio di garanzia che si è svolto questa mattina nel carcere di piazza Lanza. «Il primo cittadino ha offerto una diversa ricostruzione dei fatti che gli sono imputati – dichiara il legale acese – La scelta di dimettersi deriva da un atto di sensibilità istituzionale». Nei prossimi giorni il legale valuterà se fare ricorso al tribunale del Riesame: i termini per questo ulteriore passaggio scadranno lunedì.
Il sindaco di Acireale era finito in carcere venerdì mattina, raggiunto nel proprio appartamento dalla guardia di finanza, intorno alle sei del mattino. Il 42enne è accusato di induzione alla corruzione. Secondo la procura, avrebbe spinto un vigile urbano, Nicolò Urso, a fare visita ai due fratelli Principato, venditori ambulanti non del tutto in regola sul piano amministrativo, in modo da farsi cercare per una sorta di «messa a posto» in virtù della quale avrebbe chiesto loro di votare il suo referente politico Nicola D’Agostino (che non è indagato) alle scorse elezioni regionali. «Maggiuva ‘na cosa elettorale – dice il primo cittadino acese a Urso in una conversazione captata dalle cimici delle fiamme gialle -. Due gemellini (i fratelli Principato, ndr) ‘ca cianu u camion posteggiato a via, ci po iri pi ‘mpocu spagnarici… Accussi mi venunu a ciccari».
Nel complesso, l’inchiesta Sibilla vede 17 persone indagate. Cinque delle quali erano state sottoposte all’arresto: oltre al sindaco di Acireale, i dirigenti comunali Giovanni Barbagallo e Salvatore Di Stefano, la consulente del Coni Anna Maria Sapienza e Salvatore Leonardi, consulente della San Sebastiano srl, società che gestisce il camposanto acese. Ai domiciliari erano invece finiti lo stesso Nicolò Urso, Ferdinando Garilli e Angelo La Spina. Tra gli indagati a piede libero figura anche Giuseppe Sardo, che poche settimane fa si era dimesso dal ruolo di assessore comunale allo Sport e alle Politiche giovanili.
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