Un milione 104mila euro e spicci. Questa è la cifra del finanziamento che è stato revocato dal dipartimento regionale Acqua e Rifiuti al Comune di Acireale. La somma era arrivata nel 2016 ed era necessaria per la realizzazione del Centro comunale di raccolta che doveva sorgere in via Catusi. La decisione della Regione è giunta attraverso un decreto datato 20 luglio. Nel documento si legge che l’amministrazione acese non avrebbe risposto a due note fatte pervenire dagli uffici palermitani: una risale al due marzo e l’altra 20 marzo. Nella prima il dipartimento chiedeva che il Comune nominasse il Reo (responsabile esterno dell’operazione), mentre con la seconda chiedeva «una relazione sullo stato di avanzamento delle procedure da far pervenire entro dieci giorni dalla ricezione, per verificare le disponibilità finanziarie». Accadeva a marzo, mese successivo allo scoppio dell’inchiesta Sibilla, in cui vennero coinvolti dei funzionari del Comune e che significò l’arresto dell’ex sindaco Roberto Barbagallo, da pochi giorni libero da misure cautelari.
La palla passò quindi in mano al commissario Salvatore Scalia, che nei tempi a disposizione e con il cambio di alcuni vertici nella macchina amministrativa, provò a mandare avanti il procedimento. «Venni a sapere del Ccr grazie a una mail inviatami dall’ex assessore Francesco Fichera: della vicenda furono informati anche gli uffici e il Rup che dovevano occuparsene sul piano tecinco – spiega Scalia -. Mi era stato assicurato che era tutto in ordine, ma che mancavano alcuni adempimenti amministrativi, inoltre si doveva rimpinguare il finanziamento di altri 45 mila euro per una variazione del prezziario regionale, soldi che sono stati predisposti». Ma qualcosa durante il procedimento non sarebbe andata proprio nel verso giusto, tanto che la Regione ha chiesto delle motivazioni. Questo ha spinto Scalia a inoltrare una lettera alla Regione. «Ho chiesto alla Regione una proroga dei termini, perché i funzionari che avevano fatto partire il procedimento non erano più in carica». Lettera a cui, però, la Regione non avrebbe risposto: «Alla mia proposta di revoca non ho ricevuto nessun diniego da parte della Regione fin quando sono stato in carica – afferma -. Adesso non mi so spiegare il perché di questa revoca del finanziamento».
La realizzazione del Ccr è un tema che si discute da anni, che non ha mancato di generare anche scontri politici. L’iniziativa, che ha avuto un iter complesso, faceva parte del Piano triennale delle opere pubbliche. Ad averci lavorato è stato soprattutto l’ex assessore all’Ambiente Francesco Fichera, che però non ha potuto seguire tutto il percorso dato che a fine febbraio l’amministrazione di cui faceva parte è caduta a seguito delle inchieste giudiziarie. Per poter beneficiare del finanziamento, era necessario individuare il sito dove sarebbe sorta l’opera, che in questo caso è via Catusi, nella zona nord della città. Questo ha significato avviare le procedure di esproprio per alcuni terreni presenti nella zona: procedura stimata in circa 116 mila euro. «Il periodo a cui fa riferimento il decreto della regione non ero più assessore: questo documento è un atto dannoso per la città di Acireale, che manda in fumo un anno e mezzo di lavoro – dichiara Fichera -. Il 20 febbraio ci riappropriavamo del vincolo di espropriazione dell’area con una delibera approvata dal Consiglio comunale. Potevamo così dare il via al progetto, poi non siamo stati più in carica». Fichera assicura che non c’erano stati particolari problemi con gli ex proprietari, tali da inficiare l’esito della procedura. «I proprietari dei terreni avevano fatto delle osservazioni che poi sono state respinte dal Rup – sostiene – Non c’era nessun problema e continuo a non spiegarmi il perché di questa decisione, ma non vorrei ridurlo ad una responsabilità politica».
Diverso è il parere di Salvatore Pirrone, neo assessore ai Lavori pubblici che sta seguendo la vicenda e che considera il decreto di revoca del finanziamento «un disguido con gli uffici di Palermo». «Il decreto – afferma – pone come primo vincolo la mancata proprietà del terreno, ma dice anche che l’amministrazione non ha risposto al preavviso di revoca: quest’ultima cosa è un errore – afferma -. Il commissario ha fatto tutto quello che poteva fare». A sentire Pirrone, i terreni di va Catusi non sono stati ancora espropriati. «Abbiamo in stato avanzato tutto l’iter per l’espropriazione. Non mi interessa – aggiunge – parlare degli ex amministratori, ma posso dire che le procedure erano scattate all’inizio del 2017, il Consiglio comunale ne ha preso atto a febbraio del 2018: in questo lasso di tempo potevano essere fatte molte cose che non sono state fatte». Pirrone però fa trapelare tranquillità. «Di fatto – spiega – possiamo avere la disponibilità del terreno in breve termini. Poi possiamo ambire anche ad altri finanziamenti a riguardo e, come terza alternativa, abbiamo in programma di istituire un’isola ecologica mobile».
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