Niente fuochi d’artificio per la festa di San Sebastiano e – con il denaro che verrà risparmiato – un segno di attenzione per la frazione di Pennisi, comunità tra le più colpite dal terremoto di Santo Stefano. La decisione del comitato organizzativo della basilica di San Sebastiano, santo compatrono di Acireale, è destinata a far discutere. Il parroco don Vittorio Rocca, facendo leva sull’esempio, punta ora a convincere anche gli altri comitati o gruppi di devoti, affinché facciano lo stesso. La cifra spesa ogni anno dalla basilica, spiega a MeridioNews lo stesso Rocca, si aggira sui 5mila euro. Ma i soldi potrebbero diventare molti di più, sei i fedeli rinunciassero ad acquistare e accendere prodotti pirotecnici. I festeggiamenti si terranno il 20 gennaio. La protettrice «ufficiale» della città è Santa Venera, ma il trasporto popolare verso San Sebastiano si rivela ogni anno più intenso.
«Dobbiamo ancora individuare il segno di vicinanza che faremo verso la frazione di Pennisi – precisa Rocca al telefono – lì il problema è che i cittadini sono rimasti senza chiesa, dunque hanno bisogno di un luogo, anche temporaneo, per la celebrazione». Difficilmente il denaro risparmiato basterà a risolvere il problema. Don Vittorio lo sa bene. «Non disponiamo di chissà quali cifre – continua il prete – credo che si stia pensando di fare qualcosa per quelle persone, e noi contribuiremo».
Rocca, come detto, spera che le altre organizzazioni di fedeli aderiscano all’iniziativa. Ma sarà difficile che, quel giorno, in città non si oda nemmeno una piccola «esplosione». «La festa – prosegue don Rocca – è composta da moltissimi comitati, per esempio quelli di quartiere. Sono gruppi che non sono sotto il nostro controllo. Noi abbiamo comunicato la nostra intenzione. Chiederemo loro – aggiunge – se vogliono unirsi a noi per realizzare questo “segno” per Pennisi, ma non possiamo obbligarli. Di certo, i fuochi per l’uscita del santo e per il suo rientro in basilica non verranno accesi».
Sul proprio profilo Facebook, Rocca ha paragonato la difficile situazione post sisma delle frazioni a monte di Acireale all’epidemia di peste bubbonica che colpì la città 450 anni fa. «Un contesto di grande prova, non dissimile da quello odierno». Un flagello che rimane strettamente legato alla storia del santo, che venne poi ribattezzato depulsor pestis (colui che scaccia la peste). «Tutto il resto, ovvero la banda, le luminarie, ci saranno, perché – sorride Rocca – è importante che la festa ci sia, non siamo a lutto».
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