Acireale: muore dopo il ricovero, parenti denunciano «Mio fratello si agitava e lo hanno preso per pazzo»

«Mio fratello è morto per una negligenza. Lo hanno preso per pazzo quando lamentava dei dolori dopo essere svenuto». Questo è quanto racconta, preso da rabbia e sgomento, Renato Ferrara, fratello di Alessio, deceduto la notte tra il 27 e il 28 gennaio all’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale. Per questa morte i parenti della vittima hanno sporto una denuncia per presunta negligenza nei confronti del nosocomio acese. Che però respinge al mittente ogni accusa: «Per noi è andata diversamente, c’è un procedimento in corso e aspetteremo gli esiti», ribatte Salvatore Scala, direttore medico del presidio. Secondo i parenti, invece, sarebbero diverse le responsabilità dei camici bianchi. Sia durante la degenza, che nei momenti successivi alla morte del proprio caro. I familiari raccontano di avere fatto pressioni affinché Ferrara venisse tenuto in osservazione, i sanitari però avrebbero sottovalutato la questione. E dopo il decesso, in camera mortuaria, secondo il loro racconto avrebbero dovuto occuparsi loro stessi delle manovre di riposizione della salma nelle celle frigorifere: «Siamo stati lasciati soli – spiega il fratello della vittima a MeridioNews -. Nessuno si è occupato della salma, lasciata incustodita alla mercé di tutti. Abbiamo dovuto riporre noi stessi il cadavere sulla lettiga, sia prima che dopo l’autopsia».

Siamo stati lasciati soli e nessuno si è occupato della salma

Tutto ha inizio domenica 22 gennaio quando, intorno alle 8.30, Alessio Ferrara, 40enne di Zafferana Etnea, si spacca il naso dopo uno svenimento. I parenti chiamano l’autoambulanza: «Entrati nel pronto soccorso i sanitari gli hanno fatto una tac alla testa – afferma la moglie della vittima nella denuncia -. Mio marito viene mandato nel reparto otorino dove gli applicano i punti di sutura». Le condizioni del paziente non destano preoccupazioni, secondo i sanitari del pronto soccorso, che preparano i documenti necessari per le dimissioni. Ma proprio in quel momento Ferrara sviene per la seconda volta sbattendo nuovamente il naso a terra. E, dopo essere stato trasferito ancora nel reparto otorino per rimettere i punti di sutura, viene tenuto in osservazione in astanteria con una flebo: «Mi veniva risposto dall’infermiera che si trattava di una disintossicante», continua la moglie. «Quella domenica a mio fratello fu messo il catetere. Si riempirono due sacche di sangue ma i medici dicevano che era normale – racconta Renato Ferrara -. Alessio si è agitato e ha cominciato a urlare. Lo hanno preso per pazzo e invece di effettuare altri accertamenti hanno mandato un neuropsichiatra».

Ferrara rimane in astanteria, ma le sue condizioni sono ritenute buone anche dopo la visita urologica effettuata il giorno successivo al suo ricovero. «Mio marito è stato lasciato in astanteria senza che gli venisse applicato alcunché – riporta sempre la denuncia -, accusava dei dolori all’addome ma il medico di turno mi diceva di farlo stare sulla barella e che tutto era nella norma». Ma a quanto pare non è tutto così lineare, perché il giorno successivo, martedì 24, la moglie viene avvisata da una telefonata: «Una signora mi diceva che mio marito era stato male nella notte ed era in sala rianimazione». Dopo questo episodio la situazione sembra precipitare e Ferrara viene messo in coma farmacologico. Fino a venerdì 27 gennaio, quando Renato viene informato sulle condizioni del fratello: «L’ho trovato intubato, mi dicevano che la situazione era grave: stavano monitorando il tutto, ma non riuscivano a capire la causa», spiega. «Ci è stato detto che avremmo ricevuto delle spiegazioni, che però sono arrivate solo il sabato, alle quattro del mattino. Ma mio fratello si era aggravato ed è morto alle 4.30». 

I funerali di Alessio Ferrara si sono svolti il 4 febbraio e adesso è stata aperta un’inchiesta. I parenti sono decisi ad andare avanti contro l’ospedale acese: «La situazione lì dentro è insostenibile, stiamo parlando di persone», afferma ancora il fratello della vittima. Il direttore medico del Santa Marta e Santa Venera Scala si affida all’inchiesta e si mostra fiducioso, smentendo sia l’ipotesi di mancanza di controllo nella camera mortuaria sia quella di negligenza del personale sanitario: «Voi potete credere a quello che dicono i parenti nella denuncia, noi attendiamo lo svolgimento del procedimento – dichiara – Secondo noi i fatti non stanno così, altro non posso dire».

Carmelo Lombardo

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