«Parli italiano? No, you speak english? Mmh… we can try». In realtà a parlare meno bene l’inglese tra me e Adiba è proprio lui. Originario del Ghana, adesso vive a Catania, da dove più volte a settimana si sposta verso Acireale per trascorrere ore al semaforo e racimolare qualche euro. Insieme a una buona dose di insofferenza da parte degli automobilisti infastiditi. Non sono sicuro se ieri Adiba si trovasse all’incrocio tra via Latisana e il viale Cristoforo Colombo, quando l’onorevole Nicola D’Agostino – nell’occasione nelle vesti di fotoreporter – ha immortalato quella che poco dopo ha definito via Facebook «una vergogna». Il riferimento del deputato regionale è alla sporcizia delle aree a verde – si fa per dire – ai lati della carreggiata, trasformatesi in punti di ristoro per i migranti che da qualche tempo affollano anche ad Acireale gli incroci più trafficati.
«Non si può stare qui, dobbiamo identificarvi e poi andate via». Identificarci?
«Per domani pulizia generale – ha annunciato l’onorevole – ma soprattutto basta con questa finta, ipocrita e degradante tolleranza nei confronti di extracomunitari maleducati e irrispettosi e che vanno allontanati subito». Parole che arrivano a poche ore di distanza dalle prime notizie del naufragio nel Canale di Sicilia, dove si contano dalle 700 alle 900 probabili vittime. Se da una parte hanno dato vita a un vivace dibattito sul web – tra chi ha accolto con entusiasmo l’annuncio e chi invece ritiene altre le priorità per il decoro in città – dall’altra hanno sortito un effetto immediato. E ad accorgersene è lo stesso Adiba: «They cleaned this morning». Hanno pulito stamattina. Come annunciato. Avrei voluto fare tante domande ad Adiba, capire come si trova in Sicilia, se non pensa che per integrarsi al meglio dovrebbe dimostrare di mantenere puliti i posti dove trascorre il tempo. O se invece è proprio per diventare parte della comunità che ha pensato non fosse il caso lasciare tutto lindo. D’altronde non è mica sbarcato in Austria o in Svezia.
Avrei voluto, ma non ho potuto perché all’improvviso alcuni agenti della polizia municipale ci hanno raggiunti e, accostati ai lati della carreggiata, esordiscono: «Andiamo, prendete le vostre cose. Dobbiamo andare in caserma». Dobbiamo? Dice a noi? Cioè anche a me? Adiba non comprende una parola di quello che gli agenti dicono. Io sì, ma non mi è ancora chiaro il perché: «Andare in caserma per quale motivo, scusi?» chiedo. «Non si può stare qui, dobbiamo identificarvi e poi andate via» è la risposta. Identificarci? «Guardate che sono un giornalista» replico, capendo l’equivoco. Aiutato forse dai miei tratti poco normanni. «Un giornalista? Ci mostri un documento», rilanciano con l’espressione di chi si chiede cosa possa mai farci un giornalista a un semaforo con un migrante. A meno che non sia un migrante lui stesso, ovviamente.
Ma pare si tratti di una casualità. Sulla vicenda, il comandante della polizia municipale Antonino Molino nega che le azioni svolte dai propri agenti abbiano a che fare con le sollecitazioni del deputato: «Non ho Facebook e le assicuro che quanto accaduto stamani non è collegabile con le dichiarazioni di D’Agostino – dichiara –. Da tempo, infatti, portiamo avanti un’attività di controllo del territorio con cadenza settimanale». Non sembra essere chiaro però quale sia l’ipotesi di reato per le persone identificate: «Non parliamo di reati – ammette Molino – ma queste persone possono essere un rischio per la circolazione. È vero inoltre che sono numerosi i cittadini che lamentano la presenza di questi mendicanti».
La richiesta della questua, però, a differenza di quanto si dice e si legge, non avverrebbe in modo violento: «Personalmente – sottolinea il capo della polizia municipale – non sono a conoscenza di atti violenti da parte di queste persone. Ribadisco, comunque, che la nostra è un’azione che va inserita in un contesto più ampio di controllo del territorio e che riguarda anche abusivi e parcheggiatori del posto. In ogni caso – conclude Molino – sappiamo che tra qualche giorno i migranti torneranno lì dove erano fino a qualche ora fa. Il problema dei flussi migratori non è certamente risolvibile da un ente locale come un Comune».
Anche se almeno nell’immediato un post su Facebook parrebbe funzionare meglio di un’ordinanza sindacale. A pensarlo sono i Giovani democratici del Pd di Acireale che, in una nota, si dicono stupiti di come «si possa ottenere un intervento di pulizia celere ed efficiente solo se a richiederlo, per altro sui social network, è Nicola D’Agostino, come se la sua parola conti più delle denunce effettuate giornalmente dai cittadini sulle svariate situazioni di degrado presenti ad Acireale».
I giovani del Pd inoltre, pur ammettendo che ad Acireale «il problema del degrado esiste», specificano che esso «solo in rarissimi casi è collegato al problema dell’immigrazione, fenomeno che in questa città è quasi inesistente».
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