Acireale, macchia verdastra alla foce del torrente Platani Legambiente: «Bisogna capire da cosa sia stata causata»

Una grossa chiazza di colore giallo-verdastro è comparsa ieri mattina a ridosso della costa acese, tra gli scogli del borgo marinaro di Capomulini. Lo spettacolo poco gradevole si poteva notare e sentire, dato il cattivo odore, dal litorale di via Garritta, zona in cui sfocia il torrente Lavinaio-Platani. La macchia, man mano, si è allargata fino a lambire il mare. Ciò non ha fatto desistire i bagnanti che sono rimasti nell’area con tanto di ombrellone e nonostante nella zona sia in vigore il divieto di balneazione.

«Bisogna capire con certezza di cosa si tratta. Gli enti competenti, Asp, Arpa e Comune, dovrebbero verificare – afferma a MeridioNews Gianluca Proto, responsabile del settore energia e rifiuti di Legambiente Catania -. Sono necessari accertamenti di tipo microbiologico e chimico, perché non è chiaro di cosa sia composta la macchia. Bisogna fare dei campionamenti per vedere se ci sono escherichia coli o enterococchi (batteri da inquinamento fognario, ndr) o metalli pesanti». Contattata da MeridioNews, l’Arpa fa sapere di non essere a conoscenza della questione. Oggi intanto dovrebbe essere effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici dell’ufficio Ecologia del Comune di Acireale. «Qualora ci fosse necessità contatteremo gli enti competenti», fa sapere il vicesindaco Carmelo Grasso.

Quello dell’inquinamento delle acque siciliane è un problema sempre vivo, come rimarcato di recente anche da Goletta Verde. L’ultimo reportage, svolto dal 7 al 23 luglio da Legambiente, ha dato risultati non incoraggianti: su 26 punti monitorati, dieci sono fortemente inquinati e cinque inquinati. Nell’Acese la salubrità di coste e mari non è da sottovalutare. Proprio il 15 luglio, l’Asp aveva indicato il divieto di balneazione in alcuni punti di Capomulini e Santa Maria la Scala – tra cui, però, non rientrava il divieto di via Garitta -, a causa di valori fuori norma. Il problema era poi rientrato dopo le verifiche svolte dall’Asp tre giorni dopo. 

In questo scenario si fissa anche la discussione per il depuratore. Che, oltre ad Acireale, andrebbe a servire i comuni di Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Valverde, San Giovanni La Punta, Viagrande, Trecastagni. È già stata individuata l’area dove sorgerà l’opera, che avrà un costo di circa 140 milioni di euro. L’opera che permetterà di smaltire le acque reflue è attualmente alla fase di gara per la progettazione.

Carmelo Lombardo

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