Un anno dopo, i segni della tromba d’aria sono ancora lì. Più che un ricordo, un segno tangibile del presente. Andando in giro per Acireale, il tempo sembra essersi fermato. Cristallizzato sui danni causati dalla calamità naturale che la mattina del 5 novembre 2014 ha attraversato la città, sradicando alberi, verande e trasformando le tegole in proiettili. Un fenomeno che non aveva precedenti nella storia cittadina e che stando alle prime stime aveva causato danni per almeno dieci milioni di euro. Di quella cifra, nei mesi successivi, è stata riconosciuta soltanto una parte – tre milioni – inseriti nella legge sull’esercizio provvisorio del bilancio regionale. Mentre nulla è arrivato dal governo nazionale, suscitando le proteste di chi – a fronte delle decisioni assunte per altre regioni – vedeva un trattamento discriminatorio nei confronti della Sicilia.
Che siano stati pochi o tanti, però, a oggi cambia poco: i tre milioni sono per larga parte bloccati, in attesa che dal Comune arrivino i progetti per la ricostruzione. Al momento, infatti, gli uffici hanno prodotto soltanto sei progetti per un totale di un milione e 333mila euro. Gli unici due che però al momento hanno ottenuto i decreti di finanziamento riguardano i principali immobili pubblici danneggiati: 442mila euro per il PalaVolcan e 691mila euro per il teatro Maugeri, per la cui risistemazione il Comune spenderà altri 370mila euro. Anche per questi due, tuttavia, i passi fatti in avanti sono ancora pochi.
Infatti, nonostante il sindaco Roberto Barbagallo il 9 giugno aveva dichiarato che l’amministrazione si era data dei «tempi da rispettare», i lavori non sono mai iniziati. A discapito delle società sportive da un lato e degli operatori teatrali dall’altro. Nel primo caso, la chiusura a tempo indeterminato del Palavolcan ha pesato anche sulle attività dell’associazione 104 Orizzontale, impegnata nelle attività di sostegno ai diversamente abili, che per il 5 novembre ha organizzato una manifestazione di protesta: «A quasi un anno dall’evento temporalesco che ha causato molteplici e gravi danni al Palavolcan – si legge sul sito dell’associazione – le condizioni post tromba d’aria in cui versa la struttura non sono cambiate se non in peggio. L’edificio risulta letteralmente abbandonato alle intemperie, a ladri e vandali e all’indifferenza di coloro che continuano a promettere che sarà sistemato al più presto».
Conferme circa la lentezza con cui il Comune di Acireale ha affrontato l’iter di ricostruzione della città arrivano indirettamente anche dalla protezione civile: «Da parte nostra la volontà è sempre quella di evadere i finanziamenti il prima possibile – dichiarano dal dipartimento provinciale -. Per fare ciò però è necessario che ci vengano inviati i progetti, e che gli stessi siano redatti in maniera completa». In tal senso, dagli uffici acesi, oltre ai due già citati, sono arrivate soltanto le richieste di finanziamento per gli interventi in quattro istituti scolastici: Fanciulli, Galileo Galilei, Pasini e per il plesso della frazione di Piano d’Api. Mentre non c’è traccia dei progetti che a detta del deputato regionale Nicola D’Agostino avrebbero dovuto rimettere in sesto «gli impianti d’illuminazione, le strade, le scuole, le chiese entro la fine dell’anno».
La ricostruzione, infine, dovrebbe riguardare anche i privati che subirono danni alle abitazioni. A tal proposito, il Comune, in accordo con la protezione civile, ha stabilito di destinare un milione e 500mila euro, da distribuire come contributi pubblici. Un modo per ovviare alle novità introdotte da una legge del 2012, secondo cui in occasioni di calamità naturali non è più possibile prevedere risarcimenti per i privati: «La misura decisa dal Comune rappresenta l’elargizione di contributi, nulla a che vedere con il risarcimento», commentano dal dipartimento provinciale.
A riguardo, lo scorso marzo, Barbagallo aveva dichiarato: «Per l’edilizia privata saranno destinati 850mila euro in priorità uno e in 650mila euro priorità due. Rimane da stabilire, con la massima trasparenza, come distribuire il contributo. Analizzeremo pratica per pratica, partiremo dalla verifica dalle strutture inagibili, delle case scoperchiate, vedremo – aggiungeva il primo cittadino – in che misura assegnare il contributo e verificheremo come sia avvenuto il ripristino in modo da dare comunque il contributo in base al danno reale». Tutte operazioni su cui fino a oggi si è saputo ben poco, lasciando i cittadini nell’incertezza.
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