«Dire che la mafia è una montagna di merda è molto facile, ma ai tempi di Peppino era diverso. Peppino ha dimostrato che in Sicilia non si muore per forza da mafiosi». Con queste parole il sindaco Roberto Barbagallo esordisce sul palco allestito per l’occasione nella piazza che da oggi commemora Peppino Impastato, il giovane di Cinisi barbaramente assassinato dalla mafia la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978. «Dire “piazza Peppino Impastato” non significa semplicemente cambiare la toponomastica, ma significa chiedere a questa terra di voltare pagina», continua il primo cittadino acese. L’appuntamento voluto dalle autorità acesi, davanti a tutta la cittadinanza, continua l’evento dedicato a Peppino Impastato iniziato in mattinata con l’incontro tra il giornalista antimafia Riccardo Orioles e gli studenti delle scuole medie e superiori.
L’evento dava avvio a Le giornate della cultura: kermesse che si svolgerà per tutto il mese di marzo. Un momento di festa alternato alla riflessione e al ricordo in cui hanno preso parte, oltre ad alcuni politici locali, anche il questore di Catania Giuseppe Gualtieri e la prefetta, da poco approdata nel capoluogo etneo, Silvana Riccio. Quest’ultima si è soffermata sulla figura di Peppino Impastato definendola «un simbolo nazionale». La prefetta sottolinea poi come lo Stato sarà sempre vicino ai sindaci nel contrastare la criminalità organizzata. «Spero che questa manifestazione dia spazio alla memoria, affinché questi avvenimenti drammatici non si ripetano». Alla serata ha presenziato anche il parlamentare Claudio Fava, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia. Il figlio di Giuseppe, fondatore de I Siciliani e ucciso per mano della mafia catanese, oltre a raccontare le lotte fatte dalla commissione parlamentare antimafia per dare giustizia ad Impastato, si è soffermato sulla figure degli amici e della madre di Peppino.
«Si è fatta giustizia su Peppino grazie alle lotte delle persone care a Peppino, senza dimenticare l’ostinazione della madre Felicia – afferma Fava -. La mamma di Peppino è arrivata a disconoscere i propri familiari conniventi con la mafia, per restituire verità alla morte di suo figlio». Claudio Fava è anche autore del libro La mafia comanda a Catania 1961 – 1991, che racconta trent’anni di dinamiche della mafia catanese «Sicuramente la mafia è cambiata, non ci sono i traffici di un tempo, ma la criminalità catanese è stata capace di trovare una dimensione meno visibile tale da governare i traffici economici della città – dichiara Fava a MeridioNews -. Gli strumenti ci sono e sono applicati: lo dimostrano gli arresti eccellenti che si sono verificati anche di recente».
La cerimonia di intitolazione della ex piazza Cappuccini a Peppino Impastato segna un momento importante, in un territorio dove la criminalità organizzata non sembra subire contraccolpi. «La criminalità organizzata è presente: sia ad Acireale che nel resto del territorio. La componente mafiosa esiste ancora nei comportamenti quotidiani. E va denunciata», afferma ancora il sindaco Roberto Barbagallo. Il primo cittadino acese fa riferimento alle presunte intimidazioni subite nel 2015, quando fu fatta esplodere una bomba carta nella sua automobile. In quei giorni una testa di agnello mozzata venne fatta trovare a casa del deputato regionale acese Nicola D’Agostino, anche quest’ultimo presente all’evento: «In tre anni abbiamo cercato di contrastare la criminalità e fare chiarezza, con l’aiuto della magistratura e delle forze dell’ordine – racconta D’Agostino -. Quando abbiamo subito quelle intimidazioni non abbiamo esitato a denunciare. L’inaugurazione di oggi è un contributo fondamentale alla lotta alla criminalità».
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