Abuso d’ufficio e falso ideologico. Sono queste le accuse di cui dovrà rispondere il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Acireale Salvatore Pulvirenti, rinviato a giudizio dal gup del
Tribunale di Catania Francesco D’Arrigo. A essere processati saranno anche l’amministratore di fatto della società Le Aci spa Sebastiano Basile e un altro dipendente comunale, Salvatore Privitera. Il processo cercherà di fare luce su una serie di fatti connessi alla realizzazione di un impianto di betonaggio in via Sclafani. Una vicenda che, iniziata nel 2006, è proseguita negli anni, coinvolgendo addetti ai lavori e non in un dibattito a tratti molto acceso che ha avuto la parola fine, almeno da un punto di vista politico, soltanto lo scorso anno con una delibera del consiglio comunale acese. Le accuse rivolte ai tre, però, fanno riferimento a un periodo intermedio nel quale gli imputati, secondo l’accusa rappresentata in sede di indagini preliminari dal pm etneo Alessandra Chiavegatti – oggi in un’altra sede -, avrebbero operato per favorire l’illecita attività de Le Aci spa.
Tutto inizia nella primavera di otto anni fa. Il 29 maggio 2006, l’ufficio tecnico – ai cui vertici non vi èancora Pulvirenti, ma Salvatore Di Stefano, poi deceduto – autorizza la società acese a realizzare, presso un terreno situato in zona a destinazione agricola, l’«apertura di un nuovo passo carrabile e l’installazione di manufatti prefabbricati […] senza previsione di alcuna lavorazione o trasformazione di materie». Secondo il pm, però, l’autorizzazione della durata di tre anni sarebbe risultata contraddittoria sin dall’origine, in quanto, nella relazione presentata agli uffici, di fatto viene descritta un’attività di betonaggio a tutti gli effetti.
L’accusa: «Le opere realizzate erano difformi dalla autorizzazione»
E d’altronde sulla reale natura dell’impianto ci sono pochi dubbi sin dall’inizio: obiettivo dell’impresa edile, infatti, è quello di avere un’area per la produzione di calcestruzzo da utilizzare nei lavori di costruzione e completamento di una struttura sportiva nelle vicinanze. In questa storia Pulvirenti entra in scena tre anni dopo, quando dagli uffici comunali viene rilasciata una nuova «autorizzazione edilizia in sanatoria con riferimento a quanto esistente sul terreno agricolo» che, peraltro, sottosta in parte a vincolo cimiteriale. L’atto, secondo l’accusa, viene compiuto «dissimulando» ciò che realmente avveniva nell’area, ovvero l’attività di betonaggio. Così come l’autorizzazione da parte del funzionario Asl sarebbe stata concessa facendo riferimento a quanto dichiarato nel progetto originario. A quella sanatoria, con cui di fatto viene legittimato lo status quo, segue, meno di una settimana dopo, una proroga di altri tre anni all’autorizzazione del 2006.
Ma le accuse per Pulvirenti non finiscono qui. Il dirigente del settore Urbanistica dovrà infatti rispondere pure per qualcosa che avviene qualche anno dopo: in una nota inviata nel gennaio 2011 all’assessorato regionale Territorio e ambiente, secondo l’accusa Pulvirenti avrebbe dichiarato il falso in merito alle sanzioni che sarebbero state comminate alla ditta «dopo aver riscontrato che le opere realizzate erano difformi dalla autorizzazione» del 2006. In quella nota, inoltre, Pulvirenti avrebbe omesso di parlare della concessione edilizia in sanatoria, la quale tra l’altro – secondo il pm Chiavegatti – non è mai stata revocata. Quest’ultimo particolare, però, contrasta con quanto contenuto nei verbali del consiglio comunale del 7 marzo 2013, giorno in cui viene votata una richiesta di variante al piano regolatore generale avanzata da Le Aci spa per evitare lo smantellamento dell’insediamento industriale. È il consigliere Giuseppe Torrisi a ripercorrere la storia dell’impianto di betonaggio e a sottolineare che l’autorizzazione era stata revocata nel dicembre 2010. Nei mesi precedenti Le Aci spa, spiega il consigliere, aveva ammesso di essere consociata con altri costruttori edili e che pertanto la produzione dell’impianto era rivolta a soddisfare anche le esigenze di questi ultimi. Decadono così le condizioni su cui poggia l’autorizzazione, tra le quali l’utilizzo esclusivo dello stabilimento per finalità legate alla realizzazione della struttura sportiva.
Sarà dunque sulla dimostrazione di questa e altre presunte discordanze che si baserà la difesa di Pulvirenti, assistito in aula dall’avvocato Stefano Ardita: «Siamo convinti di poter dimostrare facilmente la piena innocenza di Pulvirenti – dichiara il legale – e questo perché i punti deboli dell’accusa sono diversi». Ardita ha poi aggiunto che l’approvazione di quella variante – grazie ai voti tra gli altri dell’attuale sindaco Roberto Barbagallo e degli assessori Nando Ardita, Pietro Paolo Rori e Alessandro Oliva – avrà un suo peso in sede dibattimentale, con la prima udienza fissata per oggi: «Andremo a processo – conclude il legale del dirigente – per qualcosa che la stessa politica ha accettato e approvato».
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