Acireale, da mezzanotte all’alba al centro per l’impiego Il dirigente: «Caos? Nessun margine di miglioramento»

Un girone dantesco: così può essere definito il Centro per l’impiego di Acireale. L’ente che dovrebbe monitorare chi è alla ricerca di un’occupazione, oggi, sembra non essere all’altezza di risolvere le nuove disposizioni messe in atto dal Jobs act. I disoccupati che devono far fronte alle scadenze previste dalla legge per ricevere l’indennità vedono il proprio stato aggravarsi tra file infinite, nottate all’addiaccio e ore interminabili di attese e disordini. Sulla questione, lo scorso 13 dicembre, si è espressa la sigla sindacale dell’Ugl (Unione generale del lavoro), chiedendo a Gianluca Miccichè, assessore regionale al Lavoro, di trovare una soluzione per i 12 Centri per l’impiego della provincia etnea. Nell’ufficio acese di via Maddem la confusione esagerata è diventata una costante, tanto da scatenare ire talvolta sedate anche dalle forze dell’ordine. 

La giornata al centro per l’impiego di Acireale inizia dalle prime ore della notte. Tutti accorrono ad iscriversi in un elenco messo lì dal primo arrivato. Già a partire dalla mezzanotte ci sono persone che mangiano o pernottano nei pressi dell’edificio per potersi mettere in lista e rientrare nei primi ottanta le cui pratiche potranno essere seguite dal personale impiegato. Altrimenti bisogna tornare il giorno successivo e ricominciare da capo con una nuova lista. Qualcuna delega il marito, qualche altro l’amico, c’è chi non dorme da una notte intera e con cautela sorveglia il foglio, nel caso in cui qualcuno provasse a sostituirlo con un foglio nuovo. Alle 6.30 davanti ai cancelli ancora chiusi si forma una calca di gente. La lista è difesa gelosamente da chi ha trascorso la nottata e conta ben 108 iscritti. Le persone in esubero sperano che qualcuno desista così da entrare negli uffici per scorrimento.

Dopo le prime ore dell’alba, un dipendente apre i cancelli. Una volta all’interno del plesso, ad anticipare gli uffici è una stanza: una sala d’attesa con una porta chiusa da un separé di legno, senza servizi igienici né finestre. Sulla porta c’è un avviso: «Il foglio sul quale registrarsi dovrà essere soltanto quello che il personale di questo Cpi metterà fuori alle 7.45», riporta. È a quell’ora che viene fatto un contro-appello: chi è andato via viene depennato, la lista scorre. Ai primi in elenco viene consegnato un numero di legno che fa da elimina-code: «Se hai quel numero in mano, allora vuol dire che oggi ti sbrigano di sicuro – afferma una ragazza – È la mia terza mattinata qui e l’ho conquistato solo oggi». 

Un ragazzo con il numero è costretto ad andare via a causa di un imprevisto, quindi cede il suo a un altro, scatenando le lamentele di molti. Alle otto l’ufficio non accetta più utenti. La sala d’attesa del Centro per l’impiego di Acireale è stracolma, la gente è stanca e irritata. «Ormai ci ho fatto l’abitudine – dice un giovane, mentre aspetta che i primi dieci vengano chiamati – So benissimo che almeno una volta al mese devo perdere una notte intera per poter arrivare in tempo e ottenere il necessario per la disoccupazione. Ho passato la notte fuori, col tablet, a guardare i film». Poi interviene un signore di mezza età: «La nostra condizione non basta, a quanto pare. Da mesi sono costretto a venire qui ed è sempre peggio».

Buona parte dei presenti è lì per sottoscrivere le pratiche necessarie al conseguimento del sussidio di disoccupazione, da presentare ogni mese, pena la perdita dello stato di disoccupato e quindi dell’indennità prevista. L’utente in cerca di una nuova occupazione, perso il lavoro, deve recarsi al Centro per l’impiego con cadenza mensile, dopo essere passato dai patronati o dal sito dell’Inps per acquisire le credenziali per la famosa Did (dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro), modulo fondamentale per percepire l’assegno di disoccupazione. Lo stesso Centro per l’impiego, non prima di aver stipulato il patto di servizio, si dovrebbe preoccupare di reinserire il soggetto nel mondo del lavoro attraverso progetti regionali o incarichi convenzionati con l’ente.

«Cerchiamo di venire incontro a tutti, per noi è uno sforzo immane e siamo pochi per poter gestire tutte queste persone», sostiene il dipendente addetto all’appello. Nel frattempo è nato anche il gruppo Facebook Disoccupati disperati del centro per l’impiego di Acireale, dove molti utenti cercano di confrontarsi e affrontare la scomoda situazione con un filo d’ironia. «Una volta la mese ci vediamo tutti lì, abbiamo stretto amicizia tra di noi, si è formato un sodalizio – spiega la fondatrice del gruppo – cerchiamo di darci consigli e ridere un po’ di tutto questo che ne ha del paradossale. Ho litigato anche con il dirigente per le condizioni in cui versano i locali».

Il dirigente dell’ente, Antonio Belcuore, dal canto suo, cerca di spiegare i disservizi: «Il comprensorio che gestiamo è vastissimo ed è diventato impossibile ovviare alla questione. Le nuove disposizioni in materia lavorativa non hanno fatto altro che aggravare le cose – continua Belcuore -. Devo ahimè affermare che per ora non sono previsti margini di miglioramento». Sulla qualità del servizio Belcuore dichiara di aver fatto il possibile: «La sala d’attesa ci è stata affidata dall’Ipab. Adesso siamo assistiti a dovere dalla tecnologia, ma gli spazi e il personale sono carenti».

Carmelo Lombardo

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