Acireale, benzinaio minaccia di darsi fuoco «Cacciato dopo otto anni senza un motivo»

Momenti di tensione questa mattina a Guardia, frazione di Acireale. Un benzinaio di 44 anni, dopo essersi legato alla pompa di benzina, ha minacciato di darsi fuoco per protestare contro la perdita del posto di lavoro. L’intervento dei carabinieri che hanno convinto l’uomo a consegnare la bottiglia di benzina, ha evitato il peggio. A detta del 44enne all’origine della fine del rapporto con la società che gestisce il rifornimento non ci sarebbero motivi validi, ma solo una serie di pretesti per costringere lui e la moglie a lasciare il posto dopo otto anni: «Siamo qui dal 2006 – racconta la moglie del benzinaio -. Prima eravamo ad Acireale, poi ci hanno detto di spostarci. In questi anni abbiamo lavorato da gestori: compravamo noi la benzina, pagavamo le utenze e avevamo il ricavo. Questo fino a fine giugno quando da noi si sono presentati i responsabili della Giap, l’azienda che gestisce il rifornimento, e ci hanno imposto di trasformarci in associati, pena la fine del rapporto lavorativo».

Un nuovo rapporto a condizioni ben peggiori: «Il nostro contratto di gestori – continua la donna – sarebbe scaduto a marzo 2015, quindi ci siamo trovati costretti a firmare pur sapendo di andare incontro a condizioni estremamente sfavorevoli. In sostanza ci sarebbe spettata una minima percentuale dei ricavati, abbiamo calcolato che non avremmo avuto più di 700 euro netti al mese. Tuttavia – prosegue – abbiamo acconsentito, perché alternative non ne avevamo». Un’esperienza, quella da associati, che la coppia ha potuto vivere per ben poco tempo: «Poco dopo un mese che ci eravamo costituiti società di prestazione d’opera – commenta amareggiato il benzinaio – abbiamo ricevuto la raccomandata che ci intimava di andare via. Il tutto senza un reale motivo. Questo posto andrà a qualcun altro».

L’aver preso coscienza dell’epilogo di questa storia ha portato il 44enne alla decisione di protestare minacciando di darsi fuoco: «Questo posto – commenta la moglie – era tutto per lui. Viene difficile immaginare di poter andare avanti, anche se i carabinieri, che ci hanno portati in caserma, hanno promesso che si impegneranno a trovarci un altro lavoro. In ogni caso da qui non ci sposteremo finché la Giap non farà le volture delle utenze che a oggi rimangono intestate a noi».

Il titolare dell’azienda petrolifera, Raimondo Minardo, parla però di un debito che la coppia non avrebbe onorato: «So della protesta. I due hanno lasciato un vecchio debito residuo – spiega il titolare della Giap – a cui non hanno dato riscontro né con un piano di rientro, né con pagamenti. La decisione è stata resa necessaria per evitare che accumulassero altri debiti, tutto qua». Minardo aggiunge che tuttavia la decisione non sarebbe partita dalla Giap, poiché a tenere i rapporti con il rifornimento sarebbe un’altra società, quella verso la quale la coppia avrebbe contratto il debito: «Conosco la storia – commenta – perché me l’hanno raccontata, ma non è dipeso nulla da noi: né la decisione di finire il rapporto né tanto meno questo contratto sfavorevole a cui si fa riferimento».

Di tutt’altra avviso, il benzinaio: «Sono tutte bugie – sottolinea l’uomo -. Non è vero nulla, avevamo un debito di 14mila euro che eravamo disposti a saldare anche in contanti, ma non hanno voluto sentire ragioni. E poi fino a luglio abbiamo sempre avuto a che fare con lui e la Giap. La stessa società per cui abbiamo firmato a fine giugno si chiama Zenit, ma è connessa alla Giap (cercando sul web, i riferimenti alla Zenit rimandano al sito web – tuttavia offline – della Giap, ndr). Anche stamattina, davanti ai carabinieri, il capoarea della Giap ha affermato che è Minardo che non ci vuole neanche incontrare». Incontro che la coppia aveva cercato negli scorsi giorni: «Siamo andati fino a Modica per parlare con lui – spiega la donna – ma non ci ha concesso alcun confronto, adducendo impegni inesistenti. La verità è che non ha il coraggio di guardarci in faccia».

Simone Olivelli

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