Due giorni fa, come documentato ieri da MeridioNews, uno squalo verdesca – innocuo per l’uomo – è stato avvistato da due canoisti sulla riva, ad Aci Trezza, a pochi metri dal lungomare, nei pressi del porto. Lo squalo, come mostrano le immagini realizzate dai due cittadini, è prima passato sotto la canoa, poi – apparentemente disorientato – è rimasto a dimenarsi per qualche tempo tra gli scogli, infine è riuscito a liberarsi per ritornare al largo. Ma cosa ha causato lo spiaggiamento del grosso pesce?
Gli appassionati di immersione che per primi hanno condiviso, su Facebook, il video che ritrae la verdesca spiaggiata sabato, nei giorni precedenti avevano postato altri filmati, in cui si vedono alcuni di loro mentre effettuano immersioni nei mari di Aci Trezza e Capo Mulini. E in cui si sente – soprattutto – un sibilo particolarmente acuto, che si ripete più volte. Secondo l’opinione dei diretti interessati, quel suono sarebbe provocato dalla messa in funzione di sonar sottomarini, probabilmente utilizzati nell’esercitazione Nato denominata Dynamic Manta 2018, in corso nei mari della Sicilia orientale fino al 16 marzo, in cui sono impegnate, tra le altre, diverse imbarcazioni sottomarine. Gli sportivi sono inoltre convinti che possa essere stato proprio quel sibilo a disorientare lo squalo provocando il suo avvicinamento alla costa. Il video che segue è stato postato su Facebook dall’utente Puccio Distefano.
Ma questa ipotesi ha un fondamento scientifico? Secondo l’esperto di squali Fulvio Garibaldi – dottore di ricerca all’università di Genova per la cattedra di Scienze dell’inquinamento marino – decisamente no. «Il legame tra l’utilizzo di sonar o altra strumentazione militare e i cetacei c’è, ed è diretto. Il cetaceo – prosegue il docente sentito da MeridioNews– può spaventarsi, risalire le profondità marine troppo velocemente e andare incontro ad embolia di vario tipo, o altri danni fisici che possono provocare lo spiaggiamento e anche la morte. Per quanto riguarda la verdesca, invece, non è mai stato provato scientificamente un legame diretto». L’avvicinamento alla riva di uno squalo, secondo Garibaldi, potrebbe dipendere da numerosi altri fattori. «Lo scorso anno si sono verificati alcuni casi – aggiunge – per le ragioni più disparate: se in una baia chiusa, anche un animale perfettamente sano può avere serie difficoltà a tornare al largo. In altri casi, si è trattato di verdesche ferite da tentativi di pesca con palangaro da pesce spada».
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