Il Comune di Aci Sant’Antonio vuole l’impianto di pirolisi. O perlomeno questa è la volontà della giunta guidata da Santo Caruso, che all’unanimità ha dato mandato a un legale di opporsi all’impugnativa da parte di Rifiuti Zero Sicilia della delibera con cui, a fine 2016, l’amministrazione comunale aveva ratificato una convenzione con il Consorzio artigiano edile Comiso (Caec). L’accordo era propedeutico a ospitare un impianto per il trattamento dei rifiuti, in particolar modo quelli organici. Secondo la giunta, un’opportunità per abbattere i costi di conferimento in discarica, per gli ambientalisti un rischio per la salute. Poiché, nonostante la tecnologia sia diversa da quella dei termovalorizzatori e c’entri quasi nulla con gli inceneritori, prevede comunque l’emissione di diossina e anidride carbonica nell’aria.
«Ritenuto di dover difendere le ragioni dell’ente si propone di nominare quale difensore l’avvocata Maria Puglisi», si legge nella delibera. Alla legale, alla quale andranno circa quattromila euro, il compito di dimostrare la bontà della convenzione, sia da un punto di vista tecnico che normativo. Su quest’ultimo aspetto, infatti, si era pronunciato anche il presidente della Srr – la società di regolamentazione della raccolta rifiuti, ovvero l’organo deputato a pianificare le strategie a livello provinciale – Salvo Cocina. Parole quelle del funzionario regionale che avevano suscitato la replica piccata dello stesso Caruso. «Quanto deliberato dal Comune non sta né in cielo né in terra – ha detto Cocina – Un Comune non ha il potere di stabilire che genere di impianto può sorgere nel proprio territorio. E poi, anche ammesso che una società di regolamentazione dei rifiuti contemplasse tra i propri progetti la realizzazione di un impianto di pirolisi, questo – ha aggiunto il presidente della Srr – dovrebbe avvenire tramite gara pubblica».
A replicare alla decisione del Comune, intanto, è proprio l’associazione Rifiuti Zero Sicilia. «La stroncatura di Cocina evidentemente non è bastata – attacca la referente Manuela Leone -. Su questa delibera il Comune non ha aperto nessun confronto e sembra voglia continuare ad andare avanti a testa bassa». È anche per questo, quindi, che gli ambientalisti hanno deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa. «Abbiamo impugnato l’atto perché vogliamo evitare il rischio di ritrovarci con impegni che potrebbero danneggiare economicamente le casse del Comune – spiega Leone -. E questo perché firmare una convenzione di quel tipo potrebbe, nel caso in cui il progetto venisse stoppato, al pagamento di penali nei confronti del Consorzio». A non quadrare, secondo Rifiuti Zero Sicilia, sono tante cose: «In quella delibera mancano i dettagli dell’accordo – continua -. Oltre a non essere definita l’area di realizzazione, manca una spiegazione adeguata del processo che verrebbe messo in atto e le modalità con cui i rifiuti verrebbero classificati in entrata. Senza contare – conclude – che un accordo del genere contrasta totalmente con il codice degli appalti».
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