Ha violato i principi fondamentali che presiedono all’attività amministrativa, nonché disposizioni di facile interpretazione causando un danno al Comune di Aci Catena di quasi 60mila euro. A dirlo è la sezione giurisdizionale siciliana della Corte dei Conti nella sentenza di condanna per danno erariale emessa nei confronti dell’onorevole Raffaele Pippo Nicotra. Il pronunciamento dei magistrati, presieduti da Luciana Savagnone, fa riferimento al periodo in cui il deputato regionale di Articolo 4 – ma tra gli aspiranti alla casacca del Partito democratico – era sindaco del Comune di Aci Catena.
Nel 2008, Nicotra con una delibera di giunta – la numero 145 – aveva creato una «unità di staff intersettoriale alle dipendenze del sindaco», composta in parte da dipendenti comunali e in parte da consulenti esterni. Ed erano proprio parte di questi ultimi i cinque professionisti ai quali il primo cittadino aveva affidato compiti relativi all’organizzazione di manifestazioni culturali, alla gestione di problematiche ambientali e di protezione civile, allo sviluppo del territorio in merito alla programmazione delle opere pubbliche e al contrasto all’evasione tributaria. Tutti incarichi innovati più volte con determine sindacali. E che si sono protratti fino a metà del 2011. L’operato di Nicotra, tuttavia, spiegano i giudici, sarebbe stato manchevole di numerosi aspetti previsti dalla legge, a partire dal vincolo di ricorrere allo staff solo per quanto riguarda l’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo. Obiettivi diversi dalle figure ricercate dal primo cittadino.
A tutto ciò va aggiunto, continua la sentenza, che le scelte dell’esponente di Articolo 4 sarebbero state viziate da poca trasparenza sia per quanto riguarda la chiarezza degli obiettivi da conseguire sia per la mancanza di un adeguato approfondimento della ricerca all’interno della pianta organica dell’ente. Dal canto suo, Nicotra ha provato a difendersi dalle accuse sostenendo che il conferimento degli incarichi in questione doveva ritenersi «momento di esercizio delle funzioni di indirizzo politico a lui spettanti», anche perché funzionale alla realizzazione del programma amministrativo. L’ex primo cittadino aveva anche sottolineato che i compensi dati ai professionisti erano inferiori agli emolumenti percepiti dal personale dell’ente.
Spiegazioni che però non hanno convinto la Corte dei Conti, che ha ribadito come l’intera gestione delle nomine e – soprattutto – delle riconferme degli incarichi sia stata portata avanti in maniera poco chiara ed eccessivamente approssimativa. Come nel caso, per esempio, della scelta di un dipendente proveniente da un’altra amministrazione pubblica (l’Agenzia regionale rifiuti e acque, ndr) a cui non era seguita la «messa in aspettativa senza assegni» così come previsto dalla legge. Per tutti questi motivi, i magistrati – che nell’azione di Nicotra hanno ravvisato quantomeno «l’elemento psicologico della colpa grave» – hanno deciso di condannare il deputato regionale al pagamento di 59.875,23 euro in favore del Comune di Aci Catena, più il pagamento delle spese processuali.
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