Aci Catena, il cicloturismo tra rifiuti ed eternit Inaugurato a maggio, dimenticato dal Comune

Più che un sogno tramontato, una precoce illusione. A distanza di sette mesi dall’inaugurazione, il destino dell’itinerario cicloturistico ad Aci Catena sembra essere definito. Rifiuti, vegetazione incontrollata e generale abbandono caratterizzano, infatti, diversi tratti dei dieci chilometri di quello che è stato battezzato con il nome Le vie dell’acqua, per la presenza di saie e corsi d’acqua lungo il percorso. A denunciare lo stato di degrado è il Movimento 5 stelle, che a maggio fu il principale promotore del progetto. Che, sposato senza titubanze dall’amministrazione comunale, doveva servire non solo a riscoprire luoghi dimenticati ma, sul lungo periodo, a creare nuove opportunità per l’economia locale.

Il mondo del cicloturismo, infatti, è una realtà più che diffusa a livello internazionale. Con migliaia di persone che ogni anno scelgono di viaggiare a bordo di una bicicletta, dando vita a un vero e proprio business capace di produrre ricavi diretti e un indotto da non sottovalutare. Tutto questo, però, non ad Aci Catena. Dove l’itinerario sembra essere stato dimenticato da tutti. Eccetto i loro promotori, che dopo aver accolto con soddisfazione la partecipazione del Comune nella realizzazione del progetto, adesso attacca la giunta guidata da Ascenzio Maesano: «Si tratta di uno dei percorsi cicloturistici più suggestivi e tra i pochi forniti di opportuna segnaletica in provincia di Catania – dichiarano gli attivisti -. Si percorrono strade antiche in basolato lavico e vecchie carrarecce con l’Etna da un lato ed il mare dall’altro, si pedala a fianco delle saie più lunghe e in perfetta attività dell’intera zona delle Aci, eppure è stato abbandonato».

Le critiche, però, non riguardano soltanto la mancata manutenzione, ma anche la cattiva comunicazione: «Nessuna pubblicità è stata fatta per promuovere e divulgare questa risorsa economica e culturale – continuano – né è possibile trovare informazioni sul sito del Comune. A mancare è un po’ tutto: una mappa del tracciato da seguire, le notizie storiche, i punti di interesse». E comunque le difficoltà non mancherebbero anche per chi, nonostante tutto, volesse intraprendere l’itinerario: «Nessuna pulizia dei luoghi è stata effettuata con regolare cadenza e oggi interi tratti delle saie sono scomparsi, perché sommersi dai cespugli – spiegano gli attivisti -. Ma i problemi sono anche più gravi. In più punti – concludono – si trovano discariche, con tanto di eternit abbandonato, e punti in cui vengono bruciati rifiuti pericolosi».  

Simone Olivelli

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