Aci Castello, gli scenari del dopo voto Santagati: «Valuteremo la nostra posizione»

Nel day after delle elezioni amministrative, che hanno decretato la riconferma del sindaco uscente Filippo Drago, ad Aci Castello è già tempo di guardare al futuro.
A meno di clamorosi colpi di scena, il prossimo consiglio comunale castellese sarà così composto: Antonio Bonaccorso (M5S), Nando Cacciola (Il Megafono), Marco Calì (Il Paese che vogliamo), Alessia Camerano (Progetto Aci Castello), Ezia Carbone (Ncd), Mario Conti (Pd), Salvo Danubio (Il Paese che vogliamo), Santo Grasso (Progetto Aci Castello), Antonio Guarnera (Csa), Francesco La Rosa (Insieme per Aci Castello), Maurizio Marino (Pd), Antonino Maugeri (Aci Castello Futura), Massimo Papalia (Ncd), Sebastiano Romeo (Forza Italia), Carmelo Scandurra (Movimento Civico), Orazio Sciacca (Aci Castello Futura), Francesco Scuderi (Forza Italia), Salvo Tosto (Ncd), Nicola Zagame (Movimento Civico) e Sebastiano Zappalà (Il Paese che vogliamo). Come previsto dalla legge elettorale, alla coalizione di Drago andranno dunque dodici consiglieri, pari al sessanta per cento degli eletti, mentre gli altri posti saranno distribuiti così: quattro consiglieri alla coalizione di Carmencita Santagati, tre a quella guidata dal centrosinistra di Maurizio Marino e uno al Movimento 5 Stelle.

Le curiosità maggiori circa gli equilibri che caratterizzeranno la futura assemblea riguardano i nomi provenienti dalle liste che sostenevano Carmencita Santagati, colei che alla vigilia del voto era accreditata come una possibile alternativa alla proposta di Drago e che invece ha finito per essere la principale sconfitta. D’altronde, se consideriamo che il Movimento 5 Stelle quasi certamente manterrà la propria linea di estraneità ad alleanze partitiche e che il centrosinistra potrà fare leva soltanto su tre consiglieri, i quattro esponenti legati alla Santagati giocheranno un ruolo molto importante. Inoltre, chiedersi se da loro arriverà un’opposizione netta o se ci siano margini per eventuali apparentamenti è tutt’altro che una domanda di rito: nonostante le alleanze strette in questa campagna elettorale, Carmencita Santagati si è sempre dichiarata donna di destra, tra l’altro di quella destra i cui partiti sono stati richiamati a guidare la città per i prossimi cinque anni.

Raggiunta telefonicamente, l’ex assessore della giunta Stancanelli commenta così il risultato di domenica: «Ci aspettavamo senz’altro un risultato diverso – dichiara – ma non bisogna dimenticare che la mia candidatura è stata organizzata in pochi mesi». Candidatura che, a suo dire, ha rappresentato innanzitutto un progetto civico: «Nonostante il sostegno del Megafono – specifica – le tre liste che mi hanno sostenuto sono state espressioni di cittadinanza attiva. Il Megafono ad Aci Castello è stato un movimento fatto innanzitutto da persone comuni». Riguardo al mancato ballottaggio, secondo la candidata le responsabilità vanno ricercate anche altrove: «Senza ombra di dubbio ha avuto un peso il cattivo rendimento degli altri candidati, a partire dal Partito Democratico. Se queste formazioni avessero ricevuto più consensi, il ballottaggio sarebbe stata una logica conseguenza». Ma un altro elemento potrebbe aver influito: «Ho ricevuto meno voti rispetto alla somma delle preferenze assegnate alle liste della coalizione; ciò – spiega la Santagati – mi fa pensare che diversi elettori non siano stati a conoscenza del mutamento della legge che obbliga il cittadino a sbarrare anche il nome del candidato sindaco».
Il futuro, infine, è ancora tutto da delineare: «Ci siamo presi mezza giornata di riposo – conclude – oggi ci incontreremo per capire che posizione prendere in consiglio. Dal canto mio, posso dire che continuerò a fare politica attiva da libera cittadina, come d’altronde ho fatto negli ultimi venticinque anni».

Simone Olivelli

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