L’estate è appena volata via, solari e costumi sono già quasi tutti riposti negli armadi, eppure ad Aci Castello sembra di respirare un’aria nuova. Ma c’è da sperare e attendere ancora un po’ prima di verificare se il mare sarà un po’ più blu: ventisette mesi, più di due anni. Questo il tempo stimato per ultimare i lavori che, dopo anni di interminabili attese, ricorsi e sentenze, sono stati finalmente consegnati all’azienda Comer che si è aggiudicata l’appalto per la realizzazione del collettore di salvaguardia fognaria. Quello che dovrebbe cambiare il volto, e soprattutto l’odore, del litorale dei Ciclopi.
Una lunga storia giudiziaria iniziata nei primi anni 2000 con un progetto messo a punto dall’Ato – poi commissariata con decreto del Consiglio dei ministri – stracciato e rielaborato, quindi passato dalle scrivanie del Tar a quelle del Consiglio di giustizia amministrativa, fino al Consiglio di Stato che ha finalmente dato il via libera ai lavori. Si parte tra due settimane per provare a ripulire le acque interessate dai versamenti di una rete fognaria malfunzionante. Paradossi che in passato hanno portato anche le puntuali stangate dell’Unione europea.
«Sono stati due anni costellati da ricorsi. La ditta ci ha assicurato che interverrà con rapidità, partendo dalla Scogliera, in modo da restituirla ai cittadini già dalla prossima estate», dice il sindaco Filippo Drago. I costi stimati per la realizzazione del progetto superano i dodici milioni di euro (tre in meno rispetto al preventivo iniziale grazie al ribasso d’asta) e sono in gran parte finanziati dal ministero dell’Ambiente (sette milioni di euro) e dalla Regione (quattro milioni), mentre il Comune concorrerà mettendo sul piatto circa un milione di euro.
Basterà per eliminare gli scarichi ai piedi del Castello e rimuovere i divieti di balneazione in una zona marina protetta? «Non esageriamo – la replica del primo cittadino – Sarà installato un tubo che riceverà tutti gli scarichi allacciati alle condotte fognarie di Aci Trezza e Aci Castello già esistenti. La priorità è risolvere le emergenze di Padre Pio e Scardamiano, quelli che chiamo gli scarichi della vergogna. Bisogna avere fiducia: il nostro mare è inquinato solo in alcuni tratti e non è tutta colpa delle fogne. Lo dicono i dati dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) che quest’anno hanno rilevato un miglioramento delle acque».
Per le reti secondarie, quelle delle abitazioni, se ne riparlerà invece più avanti: «Il nostro Comune è stato inserito nel Piano messo a punto dall’amministrazione di Catania e su cui si sta già lavorando: riceveremo 15 milioni per l’ammodernamento di queste reti», aggiunge Drago. Resta scettica Legambiente: «Il fatto che vengano eliminati gli scarichi è certamente positivo, il problema è però capire quale sarà il punto in cui saranno convogliate queste acque – il monito del presidente della sezione catanese, Renato De Pietro – In passato si era ipotizzato di portare l’acqua al depuratore di Pantano d’Arci, il cui affluente finisce nell’Oasi del Simeto. Non dimentichiamo che quella che va da Punta Aguzza a Capo Mulini è un’area protetta: la questione è delicata, non vorrei che il problema fosse solo trasferito perché si ripercuoterebbe tutto sui cittadini».
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