Aci Bonaccorsi, il parco del tempo nel terreno tolto al cemento Viti e alberi da frutto per salvaguardare biodiversità autoctona

«Purtroppo non siamo riusciti a trovare la mela zuccherina, in sicilano u pomo zuccareddu». Nel Catanese c’è un Comune più verde di altri. In controtendenza rispetto ad altri centri etnei, ad Aci Bonaccorsi il cemento lascia spazio alla tutela della biodiversità e della sostenibilità ambientale. Obiettivi, questi, che il Comune guidato dal sindaco Vito Di Mauro sta cercando di raggiungere con una serie di iniziative: dalla pista ciclabile alla riqualificazione di alcune aree a verde. Non ultima quella avvenuta al parco Lucchesi-Ramondetta, l’area verde ingrandita dal terreno tolto alla cementificazione dall’amministrazione comunale. Proprio nell’area che ha suscitato il plauso delle associazioni ambientaliste è stato inaugurato il primo parco del tempo della Sicilia. Si tratta di un’area coltivabile in cui sono stati messi a dimora oltre cento arbusti autoctoni che rischiano di scomparire. 

«Un’iniziativa più unica che rara volta a preservare la biodiversità autoctona», commenta a MeridioNews l’agronomo e direttore dei lavori Salvo Massimino. Il parco, dal valore di 45mila euro a cui si aggiungono circa mille euro l’anno a titolo di spese manutentive per l’attecchimento e cura degli arbusti, è stato inaugurato il 3 aprile. «Abbiamo messo a dimora un agrumeto promiscuo con essenze arboree che abbiamo attinto dall’elenco regionale e che non si trovano più nel mercato, perché non sono considerate più appetibili da un punto di vista commerciale». Complessivamente sono 114 gli arbusti piantati, tra alberi da frutto e viti per uva da vino. «In particolare abbiamo piantumato 48 alberi e 66 viti», spiega Massimino, in un’area di circa 1400 metri quadri, divisi in raggruppamenti per specie all’interno dei quali le piante a loro volta sono divise per varietà. 

«Per esempio, nel raggruppamento degli agrumi, abbiamo messo a dimora, tra gli altri, l’arancio, l’arancio vaniglia, il sanguinello, il limone mandarino e il limone cedrato – prosegue Massimino -, in quello che ospita la frutta da guscio abbiamo piantato un albero di mandorle e un altro di pistacchio, ma anche un pesco, un pero e un melo». E anche per questi, la varietà è vasta. «Siamo riusciti a trovare le mele cola e altre varietà che non si trovano più dal fruttivendolo – incalza l’agronomo – né nella grande distribuzione organizzata». Diversità di varietà, dunque, ma anche storia e tradizione culinaria. «Tante di queste – commenta Massimino – sono legate alle tradizioni del nostro territorio che si rischia di perdere e che bisogna cercare di preservare e salvaguardare». Un obiettivo che va perseguito anche tramite la diffusione della conoscenza. 

«Il parco è già visitabile gratuitamente – spiega il sindaco Vito Di Mauro contattato da MeridioNews -, per il momento però non si vede granché perché le piante hanno bisogno del loro tempo, ma pensiamo di attivare dei percorsi formativi rivolti alle scuole». Un percorso con finalità didattiche che verrà completato l’8 maggio, quando verrà inaugurato il Museo delle storie delle Aci, a cui verrà collegato virtualmente anche il parco del tempo. All’ingresso dell’area c’è un pannello informativo in cui con colori diversi vengono contraddistinte le varie zone. «Oltre all’agrumeto e agli alberi da frutto – prosegue Massimino – abbiamo piantato quattro viti da uva a bacca rossa e altrettante a bacca bianca». Si tratta dei vigneti del Nerello Mascalese, Nero D’Avola, Nerello Cappuccio e Frappato per quanto riguarda le viti da bacca rossa e del Catarratto, Carricante, Insolia per le viti da bacca bianca. «Alcune stanno già cominciando a fruttificare – conclude Massimino -, altre avranno bisogno di un altro anno ancora, ma nei prossimi anni il parco darà il meglio di sé». 

Gabriele Patti

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