Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La donna di Termini Imerese, nel Palermitano, e il parroco di San Feliciano Magione, in provincia di Perugia, hanno preferito non parlare davanti al gip Fabio Pilato e alla pm Ludovica D’Aalessio che fa parte del pool fasce deboli. La donna avrebbe indotto il figlio a mostrarsi in webcam e filmarsi per compiacere il prete, che guardava i video dal proprio computer. Tutto veniva fatto in cambio di denaro che il prete avrebbe dato alla madre del ragazzo minorenne.
Per questi fatti, i due sono accusati di prostituzione minorile. La donna si trova ai domiciliari, difesa dall’avvocato Giuseppe Minà, mentre per il prete, difeso dall’avvocato Renato Vazzana, si sono aperte le porte del carcere di Spoleto. Per loro l’interrogatorio si è tenuto da remoto. Sui fatti hanno indagato i carabinieri di Termini Imerese.
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