Aborti clandestini, sospesi i due medici arrestati Vullo: «Anche uno strano aumento dei cesarei»

In attesa che la magistratura faccia il suo corso, i primi a prendere provvedimenti nei confronti dei due medici fermati oggi dalla Procura perché accusati di aver provocato aborti clandestini sono stati i vertici dell’azienda ospedaliera Papardo Piemonte. Il direttore generale Michele Vullo ha convocato una conferenza stampa per spiegare la posizione dell’ospedale. «Abbiamo preso i provvedimenti previsti dalla legge, cioè la sospensione dei due medici coinvolti in questa vicenda». Si tratta di Giuseppe Luppino, primario del reparto di Anestesia e rianimazione e Giovanni Cocivera, della divisione di Ostetricia e ginecologia. 

«Rischiano il licenziamento e noi ci costituiremo parte civile nell’eventuale processo». I due medici sono stati fermati con l’accusa di aver praticato aborti in uno studio privato non del tutto attrezzato per questa tipologia di interventi. Secondo la Procura che ha coordinato le indagini condotte dalla squadra mobile, i due incontravano le loro vittime dentro gli ospedali dove lavorano. A loro le donne si rivolgevano per chiedere un’interruzione volontaria di gravidanza, ma i medici, approfittando del ruolo di ginecologo ed anestesista, le avrebbero ingannate sostenendo che un intervento in ospedale non fosse possibile, per mancanza di posti disponibili e per lunghissime liste di attesa. In questo modo lo studio privato e a pagamento diventava l’alternativa più facile. Almeno tre i casi che sarebbero stati contestati.

Vullo ha sottolineato come «questa della magistratura sia un’indagine autonoma della quale eravamo informati perché è stata chiesta la nostra collaborazione sul piano tecnico con nostri operatori. Ma non ha nulla a che vedere con la nostra attività. Già a novembre 2014 avevo posto il problema in assessorato su quanto si diceva accadesse nel punto nascita del Piemonte. Abbiamo elaborato una strategia insieme per superare la realtà preesistente, accorpando il punto nascita al Papardo e creando le condizioni per dare un primario autorevole al punto nascita». 

Lo stesso Vullo ha inoltre sottolineato che, grazie all’accorpamento dei punti nascita e alla nomina del nuovo primario, è stato possibile «interrompere i meccanismi che mi venivano raccontati e quantomeno impedire che le preoccupazioni emerse in più occasioni potessero trovare spazio anche nel nuovo punto nascita». L’indagine interna adesso prosegue anche perché «questa è solo la punta di un iceberg – conclude Vullo – avevamo notato anche un aumento dei cesarei difficile da spiegare. Dopo la nuova nomina del primario sono scesi dal 60 al 21 per cento». 

Simona Arena

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