AAA Cercasi leader per Catania Per trovarlo servono le primarie

Osannate, criticate, temute. Le elezioni primarie tornano periodicamente sul banco del dibattito politico italiano. Da un pezzo questo strumento di partecipazione politica dal basso è ritornato anche a Catania.

Sotto il vulcano la situazione è piuttosto complessa. Nel centro sinistra Enzo Bianco, che vuol tornare a fare il primo cittadino, naviga nelle acque agitate del Partito democratico catanese (e strizza l’occhio al movimento Scelta giovane di Daniele Capuana). Giuseppe Berretta, giovane parlamentare ex diessino, è pronto a competere ma sa di non poter vincere senza l’accordo con l’Mpa di Raffaele Lombardo. In mezzo ci sta il segretario provinciale Luca Spataro, che non sa che pesci pigliare.

Anche nel centro destra il momento non è dei migliori: dopo il caso Palermo nel Pdl, con il segretario Angelino Alfano che ha prima proposto le primarie di partito per poi ritirarle dopo pochi giorni, bisognerà capire meglio quali siano gli equilibri interni al partito di Berlusconi. Intanto, il deputato regionale Pdl Salvo Pogliese e il sottosegretario di Stato alle Politiche sociali e vice segretario de La Destra Nello Musumeci sono tra quelli che spingono maggiormente per le primarie di coalizione.

Fuori dalle mischie politiche da area di rigore, proviamo a rilanciare la palla verso l’importanza delle primarie e suggerire qualche assist utile a chiarire le idee per vincerle: «Le elezioni coinvolgono una parte ristretta degli elettori di un partito o coalizione, al massimo il 30 per cento – dice Marco Cacciotto, docente di Marketing politico e Public Affairs alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano – per questo motivo richiedono uno sforzo maggiore per selezionare gli elettori a cui rivolgersi. Bisogna partire presto e tracciare una chiara differenza con gli avversari, tarare il messaggio sui destinatari (probabili partecipanti alle elezioni) e non fare una replica dell’elezione a sindaco come spesso accade».

Viene da pensare a casi recenti di vittoria simbolo come quella di Giuliano Pisapia. Senza primarie sarebbe mai arrivato a vincere le elezioni  amministrative? «Impossibile dirlo – secondo Cacciotto –  Possiamo dire che, nel caso specifico, Pisapia difficilmente sarebbe stato candidato poiché considerato troppo connotato a sinistra per vincere le elezioni. Questo non toglie che si potessero trovare altri outsider come lui». Come dire che forse era proprio il candidato ufficiale del centro sinistra, Stefano Boeri, a non convincere i suoi stessi potenziali elettori: «Un candidato del Pd in grado di non perdere voti da parte della base elettorale del proprio partito avrebbe dovuto vincere senza grandi problemi – sostiene Cacciotto -. Invece Boeri non è riuscito a superare le resistenze di una parte degli elettori del partito democratico che hanno scelto Pisapia. Quest’ultimo è stato bravo ad approfittarne e ha condotto una valida campagna sul territorio».

Allora sono i cosiddetti candidati d’apparato a dover avere paura delle primarie? Un outsider – proveniente dai partiti del centrosinistra o dalla cosiddetta società civile – può mettere nei guai i leader catanesi delle due coalizioni? E come? Copiando il modello Pisapia o quello di Massimo Zedda, giovane sindaco di Cagliari? E usando quali mezzi?

La politica, si sa, non è una scienza esatta. Ci sono molte variabili in gioco che impediscono, spesso e volentieri, di poter decretare vincitori e vinti in anticipo.

Il Pisapia o lo Zedda di Catania non si troveranno mai semplicemente perché Pisapia è milanese e Zedda sardo. Ispirarsi sì ma essere originali è d’obbligo: questo può essere un buon punto di partenza per un candidato, anche outsider, delle primarie. Capire il contesto su cui giocherà la propria competizione elettorale e lanciare un messaggio ai propri elettori chiaro, coerente con la sua immagine e concreto.

Visto che si parla di candidati alla guida della propria coalizione, di leader di partito, di nuove figure che guideranno le sorti politiche della città di Catania, può essere interessante riprendere, in conclusione, questo breve estratto dal libro di Mauro Barisione L’immagine del leader che sottolinea l’importanza simbolica che ogni candidato, ogni futuro leader assume nei confronti del proprio elettorato: «Sottovalutare deliberatamente l’importanza dei leader sembrerebbe un errore simmetrico e altrettanto grossolano che sovrastimarla. L’effetto negativo (dell’immagine del leader, ndr) esiste, e diviene manifesto – se le condizioni lo permettono – proprio in presenza di una leadership debole, scelta con noncuranza da una forza politica che sottovaluti un’esigenza reale, per quanto non primordiale, degli elettori. Il metodo – e il rito – delle primarie, sotto questa luce, è una contromisura importante, non perché selezioni sempre il candidato dall’immagine performativa più adatta a vincere le elezioni, ma perché conferisce al candidato prescelto quella simbolicità che ne sancisce anche il potenziale d’influenza».

[Foto di la ciudad visible]

Mario Grasso

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