I lavori sul viadotto Ritiro non si toccano. Lo fa sapere il presidente del Consorzio autostrade siciliane, Rosario Faraci, alle prese con l’emergenza generata dal cedimento di un pilone sul viadotto Himera, tra Scillato e Tremonzelli, sulla Palermo-Catania, e il dirottamento del traffico sulla rete gestita dal Cas, comprendente la A20 e la A18. Uno stato di cose che non fa felice nessuno, meno che mai gli autotrasportatori, spaventati dalla precarietà delle infrastrutture.
Faraci spiega come la concessionaria si stia attrezzando per far fronte a un’emergenza che pare possa durare anni e che è già costata il posto, alla guida dell’Anas, a Pietro Ciucci: «Stiamo accelerando per eliminare tutti i vari, piccoli ammaloramenti del manto autostradale perché quando i mezzi pesanti dovranno passare tutte le piccole buche diventano grandi». Già il 10 aprile, per fare fronte al maggiore traffico, sono state immediatamente implementate le attività di assistenza e di esazione. Inoltre, sono state impartite direttive «perché siano al più presto conclusi i lavori in corso nella zona dello svincolo di Castelbuono per ripristinare la viabilità, eliminando la recente deviazione. Abbiamo chiesto alla ditta di fare tutto nel giro di 10 giorni».
Resta la criticità del viadotto Ritiro, sulla Palermo-Messina, dopo lo svincolo di Villafranca Tirrena e subito prima di quello di Boccetta, sulla tangenziale peloritana: «Da qui a due giorni ci sarà una riunione in prefettura, con la polizia stradale, il genio civile, perché ognuno metta a disposizione le proprie forze al fine di evitare disagi che la maggiore mole di traffico rischia di accentuare».
Nella carreggiata del viadotto c’è ormai da anni un restringimento, dettato dalle sue non perfette condizioni. Condizioni alle quali si intende porre rimedio con l’appalto da 43 milioni di euro, per l’adeguamento statico e il miglioramento sismico, affidato alla Toto costruzioni spa, con la quale ieri è stato firmato il verbale di cantierabilità. Una volta pronto il progetto esecutivo, gli interventi, destinati a durare 850 giorni, potranno iniziare. E nulla, pare, possa metterli in dubbio, malgrado per un certo periodo l’infrastruttura sarà parzialmente inaccessibile: «La circolazione, in quel caso, sarà assicurata dalle strade di cantiere. Questa riqualificazione è attesa da anni e sarà fatta, a meno di fatti eccezionali. In caso di problemi di sicurezza, adotteremo anche noi nostre determinazioni, ma la chiusura è l’extrema ratio poiché la Sicilia, a quel punto, non sarebbe divisa in due ma in tre». Scarse le possibilità che proprio il restringimento venga rimosso per favorire il più fluido scorrimento dei mezzi: «Faremo un ulteriore monitoraggio e se dovessimo avere una risposta diversa dal passato, ci adegueremo. Ma al momento resta».
Una situazione che gli autotrasportatori non vivono come un invito a nozze, come testimonia Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias di Catania, intervenuto a Messina nel corso di una conferenza stampa sul Ponte sullo Stretto: «Il viadotto Ritiro non ci dà sicurezza, come il resto delle autostrade siciliane. Né sono idonei al passaggio dei mezzi pesanti i percorsi alternativi dell’Anas. Tutte strade dissestate o dove si sono registrate frane. La colpa di questa situazione è anche degli enti locali. Tutta l’isola è impraticabile».
Che quella in atto sia un’autentica emergenza, il cui riconoscimento è stato già richiesto al governo nazionale, lo ha attestato nei giorni scorsi Calogero Foti, direttore della Protezione civile, che non nega le «ripercussioni del fenomeno sull’intero sistema sociale ed economico dell’isola». Vincenzo Garofalo, deputato di Area Popolare, riprende le parole di Erasmo D’Angelis, responsabile di Italia Sicura: «Questo non è che l’ennesimo danno, effetto inevitabile dell’insufficienza della spesa destinata alle infrastrutture siciliane. Ancora una volta ribadisco al governo che è necessario affidare, tramite gara internazionale, l’intera rete autostradale a un gestore in grado di investire risorse adeguate».
A lanciare una stoccata al ministro Maria Elena Boschi, che vorrebbe commissariare la Regione, è il capogruppo dei Pdr all’Assemblea regionale, Beppe Picciolo: «La manderei in macchina da Catania a Palermo. Mentre una parte del Paese celebra l’Expo o la Tav o il Mose, da noi la linea ferroviaria che oggi avrebbe potuto lenire il disastro nei collegamenti risale all’epopea garibaldina. Il noto sociologo Franco Ferrarotti, certo non di origine sicula, ha proposto al premier di devolvere una parte del tesoretto al miglioramento dei collegamenti viari e ferroviari, partendo proprio dal “dramma della Sicilia”. Ed i sindaci del territorio con dignità hanno spiegato come da dieci anni il tema della sicurezza del viadotto era stata posta all’attenzione dell’Anas proprio per il chilometro 58,400, ma tutto è rimasto a livello di chiacchere e rimpallo di responsabilità».
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