«Il divieto scade a fine mese. Se lo rinnoveranno? Probabile, ma tanto è come se non ci fosse mai stato. Non ci sono alternative all’A19». Il messaggio è di Giuseppe Richichi, il presidente dell’Associazione imprese autotrasportatori siciliani (Aias), ed è rivolto a chi in questi mesi non avrebbe fatto abbastanza per risolvere le criticità sulla Palermo-Catania, dove da fine ottobre è vietato il transito per i mezzi pesanti tra le uscite di Tremonzelli ed Enna, a causa dello stato in cui versa l’autostrada, specialmente sui viadotti. Un’interruzione lunga oltre 45 chilometri ma che in realtà da tre mesi a questa parte è solo virtuale.
Gli autotrasportatori che ogni giorno viaggiano sull’A19, portando le merci da una parte all’altra dell’Isola, non hanno mai preso in considerazione le alternative imposte da Anas, in seguito al pericolo di cedimenti strutturali. «La nostra è stata una scelta pressoché obbligatoria – ribatte Richichi -. Non siamo contenti di rischiare la vita ogni giorno, ma i percorsi sulle provinciali e statali non sono valide soluzioni. Non fosse altro che in diversi punti – assicura il presidente di Aias – queste stesse strade impediscono il transito ai mezzi pesanti».
All’origine della decisione degli autotrasportatori di tirare letteralmente dritto c’è, non solo la consapevolezza che lasciare l’autostrada significherebbe allungare le tratte con ritardi importanti, ma anche il fatto che il modo in cui è stato impostato il divieto non consente facili controlli. «Hanno fissato un limite massimo al peso del mezzo, limite che quasi sempre coincide con un carico non completamente pieno ma al contempo – spiega Richichi – quasi impossibile da determinare senza una pesatura». La conseguenza è presto detta: «Questa operazione non è fattibile in autostrada, e questo fa sì che chi non rispetta il divieto può essere sufficientemente sicuro di arrivare a destinazione senza ricevere controlli».
Il presidente dell’associazione che raggruppa le imprese attive nell’autotrasporto non ci sta a passare per il capofila degli imprudenti, ma fa appello a un realismo che riguarda anche le altre autostrade. «Anche se non ci sono divieti come sulla Palermo-Catania, non è che viaggiare sull’A18 o la A20 sia più sicuro. Qualsiasi autotrasportatore sa che ogni mattina si lavora correndo numerosi pericoli e questi divieti sono messi solo come parafulmine: il giorno in cui accadrà l’irreparabile sarà colpa dell’autotrasportatore, senza ragionare sulle responsabilità di chi non garantisce la sicurezza delle infrastrutture».
A riguardo negli ultimi mesi la Regione ha ricostituito la consulta per l’autotrasporto e la logistica, presieduta dall’assessore Marco Falcone, a cui partecipano le associazioni di categoria – autotrasporto, artigianato, impresa – oltre a rappresentanti di Anas, Rfi e autorità portuali. Finora sono stati due gli incontri tenutisi, con un terzo che, stando a Richichi, si sarebbe dovuto tenere oggi ma così non è stato. «Ci aspettavamo la convocazione per ieri, ma non abbiamo ricevuto nulla. Ne prendiamo atto. Per quel che ci riguarda – conclude il presidente di Aias – torniamo a prendere in considerazione l’ipotesi di fermarci». Sui motivi della mancata riunione, dallo staff di Falcone fanno sapere che a incidere è stata la concomitanza con i lavori all’Ars dove si sta discutendo la legge di bilancio, assicurando che la nuova riunione alla presenza degli autotrasportatori si farà a breve.
Intanto ieri Anas ha dato notizia di un bando da 660 milioni per lavori di consolidamento delle strade in Italia. Il lotto riguardante le autostrade siciliane è di 40 milioni e gli interventi dovrebbero essere fatti su A18DIR Diramazione di Catania, A19 Palermo-Catania, A19DIR Diramazione per via Giafar, A29 Palermo-Mazara del Vallo, Autostrada Catania-Siracusa, A29DIR Alcamo-Trapani, A29DIR/A Diramazione per Birgi, A29RACC Diramazione per Punta Raisi, A29 RACCBIS Raccordo per via Belgio.
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