A18, stop a gara per cambiare guard-rail degli anni ’70 Tra Giarre e San Gregorio avviene metà degli incidenti

In ritardo di quasi 15 anni, il rifacimento delle barriere laterali sull’autostrada A18 Messina-Catania è destinato a subire un ulteriore rallentamento. Potrebbe essere questione di qualche settimana o forse più, certo è che la gara d’appalto da quasi dieci milioni di euro indetta da Autostrade siciliane – nuova denominazione dell’ex Cas – è stata annullata in autotutela. All’origine della decisione ci sono alcune difformità tra le voci elencate nell’elenco prezzi e il tipo di guard rail inserito negli elaborati grafici che compongono il progetto esecutivo. Nello specifico, la svista riguarda due tipi diversi di prodotti – lo spartitraffico unico bifilare e lo spartitraffico bifilare a nastro e paletti – il cui costo unitario, nel prezziario dell’Anas, varia di una quarantina di euro.

Indetta a marzo, i termini per partecipare alla procedura di gara sarebbero dovuti scadere domani. L’iter, però, è stato stoppato e prima di riprendere bisognerà correggere i refusi, rimodulando il quadro economico e, di conseguenza, la base d’asta dell’appalto. Il tratto autostradale interessato è quello che va – in ambedue le direzioni – dallo svincolo di Giarre alla barriera di San Gregorio, lungo circa 16 chilometri. 

Ricadente interamente nella provincia di Catania, rappresenta una delle zone di maggiore traffico della A18 ma anche quella con le barriere più antiche. Per larga parte, infatti, i guard rail sono ancora quelli installati negli anni 70, ormai non più conformi agli standard di sicurezza previsti dalle attuali normative. Dati Istat alla mano, inoltre, tra Giarre e il casello di San Gregorio si registra quasi la metà degli incidenti stradali che avvengono nell’intera A18: nel 2018, per esempio, sono stati 48 su 104, mentre l’anno precedente il rapporto era stato di 43 su 97. Proporzionalità simile anche nel numero dei feriti seguti agli incidenti (82 su 176 nel 2018). Esaminando, invece, le cifre riguardanti i morti si scopre che quattro delle undici persone che hanno perso la vita sulla Messina-Catania, tra il 2014 e il 2018, si trovavano tra Giarre e San Gregorio.

Il progetto che sarà messo in gara ricalca lo stesso che nel 2007 che era stato presentato dal Cas, ma che, pur avendo ottenuto la validazione da parte dell’Ispettorato vigilanza concessioni autostradali, non videro mai partire i lavori. I fondi per realizzarli rientrano tra quelli inseriti nel Patto per il Sud, la cui destinazione è stata definita con due delibere tra il 2016 e il 2017 dall’allora governo Crocetta. A esaminare il piano d’intervento è stato più di recente – era l’ottobre di due anni fa – il Provveditorato per le opere pubbliche della Sicilia e della Calabria, che ha rilasciato un parere contenente alcune osservazioni. Tra le quali, la mancata previsione di una somma destinata ai costi di conferimento in discarica delle barriere obsolete e dei materiali prodotti dalla demolizione dei cordoli, ma anche il fatto che le indagini geotecniche e le prove di carico che sono state effettuate in fase progettuali avevano riguardato zone dell’autostrada diversa da quelle che verranno riqualificate.

In queste settimane le arterie gestite da Autostrade siciliane – oltre all’A18, anche la A20 Palermo-Messina e la Siracusa-Gela – sono al centro dell’attenzione per le ispezioni richieste dal ministero delle Infrastrutture. Una relazione è stata già redatta per la A20, il cui cui stato è al centro di un’indagine della magistratura. Dall’ente gestore che fa capo alla Regione hanno replicato con i risultati di uno studio fatto dalle Università di Catania, Messina ed Enna. «Dalle relazioni emerge che gli ammaloramenti di cui si fa cenno nella relazione sono quelli tipici di strutture che oggi hanno oltre cinquant’anni di vita, ma essi da soli non sono sufficienti a denunciare uno stato di crisi che fa propendere per il collasso», hanno commentato dall’ex Cas. Sottolineando poi che, qualora si applicassero «tutti gli interventi di mitigazione del rischio e delle restrizioni all’uso della carreggiata, contenute nelle risultanze delle ispezioni ministeriali, si verificherebbe la paralisi della rete autostradale».

Simone Olivelli

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