Il miglior biglietto da visita è la qualità del prodotto. Con questa convinzione il siracusano Giacomo Rindone, 33 anni, ha portato le sue arance sulle strade di Roma, dove vive. Una sorta di street food, inizialmente pure gratuito. Ha caricato un furgone di agrumi e lo ha guidato fino alla capitale, dove ha consegnato buste d’arance con il biglietto da visita dell’azienda, senza volere nulla in cambio. E da lì è iniziato il passaparola. Quando le persone lo hanno visto in piazza, infatti, hanno reagito con entusiasmo e hanno apprezzato l’iniziativa, tanto da raccomandarlo al proprio bar o al ristorante di fiducia, al centro sportivo o alla palestra preferita.
«Abbiamo optato da subito per un rapporto diretto tra produttore e consumatore – racconta Giacomo -. Riforniamo bar, ristoranti e privati. Stiamo valutando se conviene concentrarsi più sulla ristorazione o ritagliare uno spazio anche per i consumatori individuali». Tanti, infatti, sono i privati che lo contattano sulla pagina Facebook dell’azienda per avere la possibilità di assaggiare i prodotti e Giacomo, dal canto suo, invita chiunque a cercarlo. Ma le arance dell’azienda Santi Rindone non hanno conquistato solo Roma. Si trovano a Firenze e Torino, e oltre i confini nazionali: è possibile trovarli, infatti, anche in buona parte della Francia, in Belgio e in Svizzera.
Fin dai tempi della scuola, Giacomo aveva le idee chiare: avrebbe lavorato nella ditta di famiglia, l’azienda agricola Santi Rindone. E all’età di 19 anni comincia a dedicarsi a questa attività, tra produzione, confezionamento e distribuzione – nei mercati ortofrutticoli del Nord Italia e all’estero – degli agrumi coltivati a Scordia, in contrada Rappis, e ad Augusta, in contrada Xirumi. Circa 150 vagoni all’anno, ognuno da diecimila chili di arance. Numeri destinati a crescere velocemente, grazie ai nuovi terreni acquistati dall’azienda. «Mio padre non c’è più da sei anni – racconta – e insieme a mia mamma e mio fratello Stefano, laureato in Agraria, porto avanti l’azienda». Giacomo vive a Roma, mentre il fratello è rimasto in Sicilia con la madre per seguire la società più da vicino.
Chi invece non può assaggiare le arance di Giacomo sono, ironia del destino, proprio i siciliani. L’estero sembra apprezzare i prodotti dell’Isola più dei conterranei e tra i programmi dell’azienda non c’è quello di conquistare il mercato locale. «La Sicilia è da cancellare – spiega Giacomo -. Le persone comprano le arance dagli ambulanti. Spesso prodotti rubati, a volte anche proprio dalla mia azienda». E così, finché non ci sarà un controllo da parte delle istituzioni sulla provenienza di questa merce, per le arance di Giacomo non ci sarà una porta aperta sulla Sicilia.
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